Lasciati in pieno inverno senza corrente elettrica e senz’acqua. Gli abitanti del campo rom di via Cupa Perillo, a Scampia, sono diventati l’ossessione della procura di Napoli e del presidente della municipalità, Angelo Pisani. Era già accaduto che una parte del campo rimanesse senza servizi in primavera: arrivano le denunce e la magistratura manda le forze dell’ordine a staccare tutto. Martedì è successo di nuovo: 800 persone, di cui 200 bambini (ma ci sono anche ammalati e donne incinte), sono rimasti al freddo, al buio e con i rubinetti a secco. Un intervento che non risolve nulla, se non costringerli a creare derivazioni sempre più precarie. Le forze dell’ordine sono tornate a più riprese anche ieri per perquisizioni e controlli, attività che si stanno susseguendo con molta frequenza negli insediamenti del napoletano. Pisani da mesi tuona contro i fumi che salgono dal campo, ammorbando l’aria: «Lì è tutto abusivo, è vero, ma proprio per questo l’immondizia non viene raccolta. La comunità rom si tassa per pagare il prelievo dei rifiuti in proprio – spiega Emma Ferulano, dell’associazione Chi rom… e chi no -. Senza elettricità sono costretti a cucinare e scaldarsi con i bracieri. E’ persino complicato per i bambini studiare. Sono decenni che attendo una soluzione che superi la struttura campo».

Dal 2009 giace inapplicato un piano del comune di Napoli, 7,2 milioni di euro già stanziati (il progetto finale va consegnato entro il prossimo 31 dicembre o andranno persi), per strutture transitorie socio-assistenziali, cioè altre abitazioni temporanee, per 409 persone da sistemare in 75 alloggi sottodimensionati. Una goccia nel mare visto che tra Scampia e Melito vivono in circa 2mila. Ad oggi è stata individuata l’area, una parte del campo di via Cupa Perillo (la cosiddetta Variante sinistra), ed è iniziato il censimento degli abitanti ma neppure un mattone è stato messo a terra e non si sa dove andranno le famiglie che dovranno sgomberare l’area dei lavori. A Pisani neanche questo va bene e, pervaso dallo stesso furore di un Matteo Salvini, insiste a chiedere «la delocalizzazione degli insediamenti nomadi in altre aree più idonee e senza problemi», dimenticando che quelli che definisce nomadi vivono a Scampia da trent’anni, quasi tutti di cittadinanza italiana.

L’impressione è che le elezioni regionali di primavera stiano alimentando un clima antirom. Il comune di Napoli ha emesso a fine novembre un’ordinanza con cui impone il divieto di «rovistare nei contenitori della spazzatura, di asportare e trasportare rifiuti di ogni genere prelevati dai suddetti cassonetti» pena una multa di 500euro: una misura volta a bloccare i mercatini rom dell’usato intorno alla Stazione centrale. La scorsa settimana la procura di Napoli aveva inviato a via Cupa Perillo addirittura una ruspa per abbattere una sola baracca. «Ripristinata la legalità» aveva esultato Pisani che, il 21 novembre, aveva convocato stampa e residenti nel parlamentino della municipalità per arringarli sull’argomento rom: «E’ stata una iniziativa che gli si è ritorta contro – racconta Emma -. Sono arrivate molte realtà da altre parti della città e, insieme ai rom, hanno rivendicato il diritto all’abitare per tutti. Quello che vogliono sono progetti di housing sociale, invece si insiste con forme ibride nonostante gli ingenti fondi stanziati dall’Europa per l’emergenza nomadi, che si è scelto di non spendere».

I bambini dei campi di Scampia vanno tutti a scuola, un piccolo calo si registra alle medie ma succede lo stesso per i ragazzi napoletani. Certo, nelle condizioni in cui vivono, è complicato studiare ma la rete delle associazioni non li lascia soli. Il rapporto con la comunità napoletana è avviato da anni, grazie anche a progetti come Arrevuoto, con i suoi laboratori teatrali, o La Kumpania: impresa sociale gastronomica di rom e italiani, avviata l’anno scorso, che ha recentemente aperto nel quartiere il ristorante italorom Chikù. Ci saranno anche loro domenica prossima al campo di via Cupa Perillo dove, a partire dalle 10.30, ci sarà un corteo con laboratori e musica: il loro modo di rispondere allo stato che sa mostrare solo la faccia feroce.