Un’altra giornata di rivelazioni sulle intercettazioni che disegnerebbero – secondo certe ricostruzioni giornalistiche – scenari inquietanti sul coinvolgimento anche dell’attuale giunta di Ignazio Marino nella cloaca di Mafia capitale. «Nieri ostacolò i controlli sui residence», «Buzzi trattava sui fondi sociali con la segretaria di Marino», alcuni dei titoli. Il vicesindaco Luigi Nieri è «abituato agli attacchi e non da oggi». L’esponente di Sel si difende punto per punto: «È un atto incontestabile che il dipartimento delle Politiche abitative sia invece stato potenziato nell’ultimo anno con personale e risorse per gli straordinari». Quanto alla telefonata tra il ras delle cooperative e la segretaria Silvia Decina, ripete la posizione del Campidoglio: «Giudicata dalla stessa procura come irrilevante». Ed obiettivamente lo è anche dal punto di vista etico (ma non politico). Il punto semmai è un altro.

Vicesindaco, lei e Marino avete sempre detto di aver denunciato tutto ciò che ai vostri occhi suonava fin da subito quantomeno insolito, portando le carte in procura e chiedendo al ministero dell’economia di aiutarvi nell’opera di “bonifica”. Ma può tirare una linea temporale tra il prima e il dopo? Da quale momento in poi può dirsi sicuro che il “mondo di mezzo” sia stato lasciato fuori dalla porta del Campidoglio?
Quel che avevamo visto fin da subito è che negli anni di Alemanno erano state fatte cose molto gravi. Certo non era chiaro chi erano tutti i soggetti in campo, tanto che per capire la realtà gli inquirenti hanno lavorato a lungo. Era evidente però, anche da fatti già oggetto di inchieste come Parentopoli, che dal momento in cui i fascisti conquistano dopo le elezioni il Campidoglio con il saluto romano in poi tutta un’intera generazione fascista era entrata nell’amministrazione della città. E l’allarme era dato anche dai numeri: nel 2009 Roma ottiene l’azzeramento dei debiti mentre quando arriviamo noi la Capitale d’Italia ha di nuovo quasi un miliardo di debiti. Non potevamo sapere però che il 70% della ristorazione del centro di Roma è nelle mani delle mafie – cosa che peraltro tutti per anni hanno negato -, o che una cooperativa sociale battezzata da don Di Liegro e Ingrao avesse creato un’associazione a delinquere con Carminati. Né potevamo immaginare le contaminazioni trasversali nell’assenza di regole nell’amministrazione. Regole che adesso, invece, ci sono. D’altronde, senza bilancio provvisionale – che noi abbiamo voluto a tutti i costi – può succedere di tutto, perché non si possono fare gare e tutto deve andare solo ad affidamenti diretti e proroghe.

Qualcosa potrebbe esservi sfuggito, sicuro che non abbiano continuato a mettere le mani sulla città?
No, perché abbiamo riportato la legalità contabile. Senza tema di smentite posso dire che non hanno potuto più chiedere favori e aggiudicarsi gare. Il resto sono chiacchiere.

Ha già smentito di aver mai chiesto alla cricca assunzioni per familiari e amici, ma lei ha mai ricevuto da Buzzi e sodali finanziamenti per la campagna elettorale?
Sì, nell’ambito della raccolta fondi, a norma di legge. A Buzzi ho solo segnalato persone che fanno parte di quella categoria di svantaggiati sociali su cui lavorava la cooperativa 29 giugno.

Come ha percepito, lei, l’ostilità dei «capibastone» del Pd denunciata da Marino?
Beh, sono finito per due anni sui giornali perché volevano a tutti i costi la mia testa…

Era un problema politico.
No, non credo.

Allora, qual era il motivo?
Bisognerebbe chiedere a chi faceva certe manovre. E certi giornali non hanno ancora smesso di gettare fango su chi per la prima volta si è messo contro quei poteri che da decenni hanno in mano la città, dall’edilizia alla gestione dei rifiuti.

Il prefetto Gabrielli sta analizzando le carte dell’inchiesta per decidere se chiedere lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Un’azione, va ricordato, che eventualmente non è punitiva nei confronti dell’attuale giunta ma preventiva riguardo a possibili sviluppi dell’inchiesta ancora in corso. Lei ha potuto visionare – come sembra abbia fatto Orfini, da quanto riferisce Repubblica – il fascicolo?
No, ed è giusto che sia così. È un lavoro che sta facendo il prefetto, io agisco in un ambito diverso. Mi lasci dire però che la situazione è ormai sotto controllo, anche grazie al lavoro delle prefetture, grazie a un nuovo – dico, un nuovo – rapporto tra il sindaco e il prefetto, grazie al lavoro fatto, soprattutto dall’assessore Sabella che ha riportato le regole e la supervisione politica sugli appalti.

Ma se invece Roma venisse commissariata, o se ci fossero altri arresti eccellenti, se si andasse a nuove elezioni perché Renzi decide di abbandonare Marino o più facilmente Marino di abbandonare il Pd per correre da solo, voi di Sel lo avete un piano B?
Come ha scritto il manifesto proprio oggi (ieri, ndr), la partecipazione della giunta alla manifestazione dei sindacati confederali ha segnato l’inizio di un nuovo rapporto di questa amministrazione con la città. Con l’associazionismo, con l’antimafia sociale che è l’unica risposta di massa e efficace che si possa dare. È la strada su cui dobbiamo lavorare nei prossimi sei mesi, da qui al Giubileo. Non c’è dubbio che nei mesi scorsi ci sono state molte tensioni e ancora ci sono, perché la città ho sofferto. Come poteva essere diversamente, con un piano di rientro così duro, con tagli per 430 milioni. Ora però dobbiamo continuare a lavorare nelle periferie, riprendere ad appaltare i lavori di cui ha bisogno Roma e cambiare il volto alla città. Siamo disposti a prenderci anche i fischi, ma l’elemento centrale da cui dobbiamo ripartire è la partecipazione. Questo è il piano, non ce ne sono altri.

Quindi nessun progetto per il dopo-Marino. Ma all’interno di Sel non tutti la pensano come lei.
Non è il momento ora di pensare al dopo-Marino. Certo, molti nel mio partito criticano questa giunta perché finora non ha stabilito un legame forte con la città. Però Sel deve darsi sei mesi di tempo per dimostrare che questa amministrazione può cambiare Roma, nella legalità e nella capacità di essere efficace negli interventi.

La blindatura di Renzi è stata però fondamentale per la sopravvivenza della giunta Marino. Non le crea qualche problema politico dover dipendere tanto dal governo contro cui fate opposizione?
Il governo e il parlamento hanno fatto cose importanti per Roma, a cominciare dal piano di rientro. Ma non abbiamo bisogno di Renzi. Abbiamo bisogno della partecipazione della città, soprattutto dei settori che soffrono di più questa fase di crisi.