Sarebbero imminenti, forse il prossimo 2 o 3 agosto, nuove nomine all’informazione Rai. Non tutte nuove in realtà. Secondo i boatos di ieri pomeriggio Mario Orfeo resterebbe al Tg1, al Tg2 al posto di Marcello Masi andrebbe Ida Colucci, al Tg3 Bianca Berlinguer sarebbe sostituita da Antonio Di Bella che dell’ex Telekabul è stato direttore per otto anni (oggi è direttore di Rainews).

Non a caso la direttrice del Tg3 è stata convocata per oggi alle 14.30 dal direttore generale Campo Dall’Orto a viale Mazzini.

Le voci hanno preso molti in contropiede. A Montecitorio era ormai diffusa convinzione che la partita fosse rimandata all’autunno. Ma le polemiche di questi giorni sugli stipendi Rai debbono aver smosso le acque a Viale Mazzini. Direttore generale e presidente potrebbero aver preso coscienza – dai retroscena di stampa ma anche dagli interventi dei commissari Pd in Vigilanza – dell’insoddisfazione di Renzi, l’«editore di riferimento», sul loro operato. Di qui potrebbero aver deciso l’accelerazione. Che però ha sollevato un mezzo putiferio. «Se questi avvicendamenti dovessero riguardare non tutte le testate, si tratterebbe di un provvedimento epurativo che confermerebbe come la riforma del servizio pubblico ha trasformato la Rai in una azienda controllata dal governo», tuona Gaetano Quagliariello. Il timore è che la nuova terna sia più ’gradita’ al premier in vista della madre di tutte le battaglie, il referendum dell’autunno. Del resto che nel Pd si aspettasse con ansia un cambio al Tg3 non è un mistero: vedasi la frequenza delle contestazioni contro Berlinguer.

Di «logiche epurative» parla anche Nicola Fratoianni (Si) che cita il consigliere di amministratore Carlo Freccero come «autorevole conferma» delle voci. Freccero non si tira indietro. Anzi: racconta di aver telefonato al presidente della Vigilanza Fico per informarlo dell’aria che tira a Mazzini: «La minoranza (del cda, ndr) non può fare nulla, la politica faccia qualcosa». Per Freccero si tratta «una scelta precisa per una campagna in favore del sì in vista del referendum. Sarebbe una decisione ingiusta, scorretta, clamorosa. Bianca Berlinguer è sotto processo da parte di Anzaldi (Pd) da sei mesi. Se Berlusconi avesse fatto una cosa del genere, saremmo scesi in piazza». Il cda è convocato per mercoledì. Per fermare le nomine servirebbero i due terzi dell’organismo. Oppure uno stop della politica.

La cosa surreale è che fino a un minuto prima del diffondersi delle voci sulle nomine Antonio Dall’Orto e Monica Maggioni, direttore generale e presidente Rai, erano di fronte alla commissione di Vigilanza per il secondo round della loro audizione sui megastipendi dei dirigenti e dei giornalisti. I due hanno risposto (poco) alle domande dei commissari, guidati da un particolarmente silenzioso Roberto Fico.

A Palazzo San Macuto c’era scappata però una buona notizia: l’assunzione di mille precari in cinque anni, annunciata dal dg. Ma sugli stipendi da paperone, a partire proprio da quello dello stesso dg (650mila euro lordi all’anno) i due avevano pattinato. «Nell’arco di poche settimane presenteremo un piano per un’autoregolamentazione», aveva spiegato Campo Dall’Orto. Senza rispondere a un Renato Brunetta incalzante sul proprio ragguardevole compenso. Ma il tema messo sotto i riflettori dal «piano trasparenza» è di complicata soluzione. Il dg dice di aver ’risolto’ 25 casi e di averne ancora 10 per le mani. Per tenere sotto controllo i compensi, pensa a una quota legata alle cariche, e un’altra alla «performance». A occhio idee difficili da armonizzare con il contratto di categoria. Il caso del giornalista in pensione di Repubblica Francesco Merlo, consulente Rai a 280 euro all’anno, finisce invece sul conto di Carlo Verdelli, il direttore editoriale per l’offerta informativa, che lo ha voluto. Ma il dg è possibilista: «le vostre parole», dice ai commissari, «non rimangono lettera morta».

La valutazione del Pd è di ’luci e ombre’. «Bene le risposte arrivate sui precari», dice Francesco Verducci, «ma adesso aspettiamo i fatti, anche per sanare la vergogna delle migliaia di professionisti precari e sottopagati che in questi anni hanno mandato avanti l’azienda. Ma c’è un punto su cui non abbiamo ancora capito cosa farà la nuova Rai: scardinerà il monopolio delle società di produzione, promuoverà il pluralismo produttivo?».

Ora però altri «fatti» potrebbero arrivare, persino subito, ai Tg. E potrebbero piacere al segretario del Pd, nonché presidente del consiglio. I 5 stelle denunciano ’la mossa’ e attaccano: «Abbiamo compreso finalmente il gioco delle parti che anima il Pd e il dg Campo Dall’Orto. Prima Renzi lo nomina con uno stipendio da 650mila euro, poi aizza i suoi luogotenenti per richiamarlo all’ordine, infine chiede nuove nomine per i telegiornali». «La cosa fondamentale – avverte Fico – è che il direttore editoriale Verdelli venga prima in Vigilanza ad illustrare il piano editoriale. In caso contrario saremmo davanti all’ennesima manovra lottizzatrice».