Barchetta Blu è un centro studi per l’infanzia a Venezia. Cura la formazione del bambino. E del futuro adulto, concittadino: «è civis per me colui per il quale io sono civis». Ispirato ai modelli pedagogici più evoluti in Europa, nasce, nel 1999, come associazione di famiglie riunite nell’idea che Venezia, la Serenissima, con il suo patrimonio storico-artistico e le sue piazze, i «campi», possa essere una città adatta allo sviluppo mentale e fisico dei giovani.

Lo scorso 17 agosto, a un mese dalla riapertura, la giunta comunale ha annunciato l’azzeramento dei fondi previsti per il 2015 e il 2016. Si sono raccolte più di 3000 firme per salvare questo modello educativo di eccellenza e l’8 ottobre il centro educativo presenterà, in biblioteca, le attività che spera di garantire ancora. Abbiamo incontrato la fondatrice e presidente di Barchetta Blu, Marina Zulian.

Come pensate debba avvenire la formazione del bambino?

Il motto di Barchetta Blu è che «ci vuole un villaggio per crescere un bambino». Oggi il concetto di famiglia sta cambiando: padre e madre lavorano e spesso i nonni non sono vicini. Perciò si deve poter contare su una visione allargata rispetto al nucleo originario, su una rete di aiuto tra le famiglie e su professionisti – educatori, pedagogisti, psicomotricisti – che propongano ai più piccoli attività idonee alla loro crescita. Barchetta Blu comprende, oltre a 9 asili nido in città, una biblioteca per l’infanzia aperta a tutti, l’unica a Venezia, una ludoteca, una scuola di musica, una di teatro, un doposcuola. Organizza laboratori, corsi di scrittura creativa e di sostegno ai ragazzi in difficoltà, colloqui per genitori con psicologi e pediatri. Naturalmente, perché questo si realizzi, c’è bisogno della politica. Nel 2001 il Comitato dei genitori, rendicontando tutte le attività svolte negli anni precedenti, ha avviato una strettissima collaborazione con l’assessorato alle politiche educative del Comune di Venezia.

Perché la soluzione finale non potrebbe essere quella di riassorbire i 50 bambini dei vostri spazi nei nidi comunali, come caldeggiato dal neosindaco?

Nei nidi comunali non ci sono più posti. Aggiungerli costerebbe molto di più della spesa attualmente prevista. Finora il Comune ha concesso lo spazio – la sede centrale è aperta più di 360 giorni all’anno dalle 8 alle 19 – ed erogato un contributo pari a 20mila euro mensili, invariato dal 2001, per i nostri 9 nidi e tutte le attività. Ma soprattutto Barchetta Blu incarna un modello completamente diverso dai nidi tradizionali. Si compone di un micronido nella sede centrale, in zona Accademia, per infanti dai 12 ai 36 mesi dalle 8:00 alle 16:00, il SoleSale, e di 8 «nidi in famiglia» sparsi nel centro storico, nelle isole e al Lido, per i bebè dagli 8 ai 36 mesi. La formula «nido in famiglia» consente ai genitori di allestire un nido in casa, aprendo quindi ad altri bambini e a educatori specializzati le porte del proprio privato, con orari differenziati secondo le esigenze e le possibilità economiche delle famiglie. Dai nidi «satellite» si torna al «pianeta» centrale, dalle 16.30 alle 18:30, per attività particolari – musica, lettura, pittura, giardinaggio… – anche coi fratelli più grandi o con i nonni, per una partecipazione della famiglia a 360 gradi. Barchetta Blu conta oggi 2000 soci. E le attività sono state 2855. Solo il progetto Famiglie insieme. Nido SoleSale e Nidi in famiglia ha finora coinvolto 797 famiglie.

Qual è la relazione con le Università settore educativo, con le scuole e gli asili nido, privati e pubblici?

Fin dall’inizio abbiamo tentato di creare una «rete educativa». Come si vede dai report annuali, collaboriamo con quasi 200 enti: con le scuole magistrali e i dipartimenti di Educazione dell’Università di Ca’ Foscari e dell’Università di Padova, per tirocini e stage, per rendere disponibili gli studi e le ricerche che si fanno a Barchetta Blu; con l’Accademia di Belle Arti e altre scuole cittadine per laboratori. Parallelamente organizziamo visite nei musei, che i bambini poi rielaborano con atelier creativi, letture nelle piazze, addirittura nelle banche. Quando c’è un bambino, la crescita non è solo la sua, ma del nucleo che gli sta intorno.

Attraverso quali canali il vostro progetto si estende alla collettività oltre l’età dell’infanzia?

Per i ragazzi dai 3 ai 13 anni offriamo laboratori di inglese, tedesco, francese e spagnolo. Sono attive una scuola di musica con maestri di viola, violino, pianoforte e chitarra e una scuola di teatro. Durante il periodo estivo, quando le scuole sono chiuse, apriamo stage di teatro, percorsi intensivi di lingua inglese o di gioco movimento. Al nostro festival della lettura (nona edizione, dal 2007 al 2015) abbiamo lanciato l’iniziativa Se una notte in biblioteca: 30 bambini hanno dormito in biblioteca con i loro sacchi a pelo e la loro lucetta.

L’azzeramento del fondo pubblico avrebbe tre ripercussioni pesanti: la prima sulle famiglie; la seconda sugli educatori e la loro occupazione; la terza, non meno grave, sulla governance di Venezia. Immaginiamo che il sindaco non abbia compreso l’entità del danno e che debba comunque far fronte a un bilancio comunale non roseo…

Non si può cancellare di colpo l’esperienza di una cittadinanza attiva. L’amministrazione dovrebbe approfondire il caso Barchetta Blu. Il finanziamento del Comune è da sempre lo stesso, nonostante l’aumento del costo del lavoro. Ma poiché caratteristica di Barchetta Blu è di non stare con le mani in mano, attualmente il nostro bilancio complessivo supera del doppio il contributo ricevuto. Abbiamo messo in moto una ricerca fondi, attraverso sponsor e bandi, e pensiamo a soluzioni di autofinanziamento tramite eventi. Serve sostenere le spese di gestione del centro, che sono soprattutto costi del personale impiegato. Chiaramente il fondo comunale innesca un circolo virtuoso per avviare i progetti. Chi è stato eletto per rappresentare la cittadinanza non può chiudere drasticamente un patto che negli anni stava crescendo, adeguandosi alla famiglia che cambia.