Il governo greco e i creditori internazionali sembrano ancora lontani da un compromesso sulla lista delle riforme che Atene dovrà applicare per incassare l’ultima tranche di prestiti, pari a 7,2 miliardi di euro, per far fronte agli urgenti problemi di liquidità.

Le riforme saranno esaminate oggi dall’ Euroworking group, ma difficilmente ci sarà una riunione straordinaria dell’ Eurogruppo prima di Pasqua, come vorebbe Alexis Tsipras. Il negoziato della rappresentanza greca col Brussels group (Fmi, Ue, Bce e Efsf), che dovrà approvare la lista delle riforme, è finito con un nulla di fatto, nonostante il clima fosse buono. Senza una conclusione anche la visita dei tecnici europei ad Atene.

«Vogliamo un compromesso onorevole con i partner europei, non una capitolazione incondizionata», ha sottolineato il premier greco lunedì sera durante la riunione straordinaria del parlamento, dove il dibattito tra i leader delle forze politiche fosse molto acceso. Tsipras ha detto che Atene «ha già rimborsato 6,8 miliardi di euro» ai suoi creditori, nonostante «le trattative siano dificilissime». Poi ha ricordato che «è necessaria la ristrutturazione del debito affinché il governo possa rimborsarlo», ha parlato delle tangenti, dello «scandalo Siemens» e delle riparazioni di guerra tedesche mentre, riferendosi alla lista Lagarde (come viene chiamata in Grecia la lista Falciani), ha accusato l’ex premier Samaras di aver controllato soltanto 25 persone tra le centinaia di evasori fiscali. Tra questi presunti evasori anche Stavros Papastavrou, braccio destro di Samaras e capo negoziatore con la troika, visto che possedeva due conti alla banca Hsbc in Svizzera.

Invitando tutte le forze dell’opposizione (Nea Dimokratia, Pasok, Potami e Kke) ad appoggiare la politica di negoziato del governo, il premier greco ha riaffermato che non è disposto a fare marcia indietro, né ad essere ricattato dai suoi creditori nel caso in cui quest’ultimi insistano verso nuove misure di austerità (tagli agli stipendi e alle pensioni, licenziamenti, aumento dell’ Iva ai prodotti di prima necessità, svendita del patrimonio pubblico, ecc.). Da notare che nell’arco di una settimana, da quando cioè è in vigore la nuova legge che permette ai contribuenti di regolarizzare i loro debiti nei confronti dello Stato, il governo greco ha già incassato 100 milioni di euro, mentre il governo precedente di Antonis Samaras aveva incassato 70 milioni di euro in cinque mesi.

Atene ha già presentato una lista dettagliata di riforme strutturali nella quale vengono segnalati gli introiti statali (725 milioni dalla tassazione del grande capitale e degli immobili, 600 milioni dal regolamento dei debiti fiscali, 250 milioni di euro dalla lotta contro il contrabbando di sigarette, 550 milioni di euro dalla tassazione delle licenze radio-televisive, ecc.), ma i rappresentanti tecnici del Brussels Group ad Atene non sono soddisfatti. «Non è sufficiente perché bisogna vedere quando saranno incassati questi soldi», pare che abbiano detto ai loro interlocutori greci. Il governo tra l’altro ha mantenuto l’ Enfia, la tassa di proprietà (equivalente alla Tasi-Imu in Italia), nonostante la promessa pre-elettorale di abolirla, sostituendola con una tassa soltanto sui grandi patrimoni immobiliari.

Diverse sono al momento le valutazioni per l’accordo sull’elenco delle riforme. Alexis Tsipras è ottimista sul fatto che entro la settimana ci sarà un compromesso, mentre il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, crede che il negoziato andrà avanti ancora per tre settimane. Comunque il tempo stringe sempre di più per Atene. Oltre ai rimborsi ai creditori internazionali, il problema della liquidità si fa sempre più pesante e si riflette sull’economia reale (quasi 600 imprese medio-piccole hanno chiuso ad Atene e altre 200 a Salonicco negli ultimi due mesi).

In questo ambito il portavoce governativo, Gavriel Sakellaridis, ha annunciato che il governo è pronto a valutare offerte per la ricerca di petrolio e gas nell’ovest del Paese, mentre Tsipras l’8 aprile si recherà a Mosca per un incontro con Vladimir Putin per discutere innanzitutto il rafforzamento dei rapporti bilaterali tra i due paesi per tradizione ortodossi.

A Pireo, intanto, i cinesi, già presenti con la Cosco (Cosco Pacific Limited), vorrebbero l’estensione della loro attività, ma devono fare i conti con l’ ultimatum della Commissione europea che ha fermato i benefici fiscali finora concessi dalle autorità greche «perché costituiscono un vantaggio non dovuto a queste imprese (l’ altra è la Pct) rispetto ai loro concorrenti». Per il governo greco, invece, che ha già ceduto in borsa il 33% del valore della Piraeus Port Authority, mirando a 500 milioni di euro, questi progetti di privatizzazione saranno concessi tramite gara internazionale e quindi non sono soggetti alle regole di concorrenza dell’Ue.