Il voto degli afroamericani, che doveva essere una solida roccaforte non solo democratica, ma proprio pro Hillary, sembra vacillare. In North Carolina, Ohio, Florida, tutti stati determinanti, si sta registrando un calo di iscrizioni e di voti anticipati proprio nella comunità afro americana e specialmente in due degli Stati chiave, il North Carolina e la Florida, dove è sceso dal 16 al 10%, a fronte di un +15% dell’elettorato bianco.

I sondaggi nazionali dicono che a fare la differenza saranno proprio gli stati in bilico, Florida, Ohio e Pennsylvania, ma anche North Carolina e Georgia dove il New York Times ha riportato un’affluenza degli afroamericani inferiore a quella di 4 anni fa. La Florida, nonostante i due recenti voti democratici, potrebbe passare a Trump. Questo perché in passato il voto ad Obama era stato convinto, ad personam prima di tutto: questo voto ha tutto un altro afflato. Di sicuro la comunità afroamericana non ci sta a farsi marginalizzare politicamente ma non sembra esserecerta che Clinton sappia e voglia portare avanti le loro istanze. Secondo il modello elaborato da YouGov, società internazionale di ricerche di mercato basata su internet che ha sede in Inghilterra, Hillary Clinton ha già conquistato, a livello nazionale, il voto dei neri, l’88% degli afroamericani, mentre l’elettorato bianco sostiene Trump. In America, però, il voto nazionale ha una rilevanza relativa rispetto a quello stato per stato.

Diverso il discorso per l’elettorato ispanico il cui impatto è significativo specialmente in Florida; secondo gli ultimi dati, i potenziali elettori rappresentano il 18,6 per cento del totale e questo elettorato sembra non avere dubbi sull’opportunità di sostenere Clinton contro un candidato che li ha etichettati come criminali sin dalla sua prima apparizione pubblica come politico. La campagna di Clinton ritiene di poter chiudere il gap, soprattutto in North Carolina e in Florida, per il giorno delle elezioni, proprio grazie al voto degli ispanici e delle donne con un grado di istruzione universitaria. «La campagna di Hillary sta semplicemente radicandosi presso altre porzioni dell’elettorato» ha spiegato Marc Farinella, leader della campagna democratica nel 2008 per il North Carolina. Sarà come dice Farinella ma le file di afroamericani che aspettavano il proprio turno per votare che si erano viste nel 2008 e nel 20012, sono un lontano ricordo per i democratici.

La deludente affluenza del voto nero registrata finora, potrebbe prefigurare un problema più ampio e di difficile soluzione, visto anche il poco tempo a disposizione, per Clinton e i democratici, che devono ora riassestare il loro posto in un era post-Obama.

Uno dei maggiori problemi che il partito democratico è stato costretto ad affrontare in queste elezioni è sicuramente l’assenza di Obama che ha fatto diminuire l’entusiasmo nella comunità afro-americana, e si sapeva che i livelli storici del 2008 e 2012 sarebbero stati difficile da replicare anche sotto la migliore delle circostanze; purtroppo la candidatura di Clinton, infestata da scandali e rivelazioni continue, è lungi dall’essere la migliore delle circostanze. Quanto queste elezioni stanno determinando è più generale: in che modo il livello di partecipazione politica degli afroamericani dell’era di Obama, sia ancora sostenibile e stabile.