Appena (forse) risolto il capitolo pensioni, arriva una nuova grana per i conti italiani. La Commissione europea dice “No” all’estensione del meccanismo di reverse charge (la norma che consente di pagare l’Iva in anticipo) alla grande distribuzione. Per il bilancio si apre un nuovo buco da 700 milioni. La Legge di Stabilità prevede che scatti in automatico una clausola di salvaguardia che aumenta l’accisa su benzina e gasolio a partire dal primo luglio. Sebbene il Tesoro prometta di evitarlo.

Resta invece ancora sotto esame il meccanismo dello split payment – che dovrebbe assicurare oltre 900 milioni di euro di entrate – ma vi sono buone possibilità di un via libera.

Al termine dell’analisi cominciata il 12 febbraio, quando l’Italia ha introdotto la richiesta di estensione della reverse charge alla grande distribuzione, la Commissione ha concluso che «non è in linea con l’articolo 395 della direttiva sull’Iva». Per Bruxelles, «non c’è prova sufficiente che la misura richiesta contribuisca a combattere le frodi. Ed è inoltre dell’opinione che tale misura implicherebbe elevati rischi di spostamento delle frodi al settore del commercio al dettaglio e ad altri Stati», ha detto Vanessa Mock, portavoce del commissario alla fiscalità Pierre Moscovici.
La Commissione ha messo nero su bianco la sua opinione in una comunicazione inviata al Consiglio in cui raccomanda di bocciare la richiesta italiana. Sarà quindi il Consiglio a pronunciarsi, ma è praticamente scontato che seguirà il parere della Commissione. Bruxelles, si legge nella comunicazione, «ha sempre avuto un approccio cauto, per assicurare che le deroghe non vadano a minare l’operatività del sistema Iva generale, che siano limitate, necessarie e proporzionate. Ogni deroga al sistema del pagamento frazionato non può quindi essere che una misura d’emergenza in casi provati di frodi, e deve offrire le garanzie sulla necessità ed eccezionalità della deroga, la durata della misura e la natura dei prodotti. La procedura di reverse charge non deve essere usata sistematicamente per mascherare la sorveglianza inadeguata delle autorità fiscali di uno Stato».

Per Bruxelles invece «le autorità italiane non hanno dimostrato» che per il tipo di merci in questione è impossibile fare un controllo attraverso i mezzi convenzionali, circostanza che avrebbe giustificato la necessità di un simile provvedimento. Inoltre, il governo l’aveva pensata come misura anti-evasione, ma la Commissione «ha seri dubbi che avrebbe l’impatto positivo che si aspettano le autorità italiane», perché è adatta alla prevenzione delle “frodi carosello” ma non di tutte le altre che portano all’evasione dell’Iva.

Un’ulteriore tegola in arrivo, dunque, sui conti italiani, che questa volta arriva da Bruxelles, dopo la bocciatura che la Corte Costituzionale ha fatto sulla «Robin Tax» voluta da Tremonti sulle public utility e poi sul blocco dell’indicizzazione delle pensioni adottato dal governo Monti, quindi sulla supertassa sulle sigarette elettroniche.
E potrebbe non essere finita: la prossima settimana, il 26 maggio, si dovrà decidere sull’aggio dell’8% chiesto da Equitalia sulle somme riscosse (vale 2-3 miliardi) e poi il 23 giugno sul blocco, che oramai dura da anni, dei salari dei dipendenti pubblici. Per il Tesoro sarebbe quest’ultima una stangata da 12 miliardi.