Sfiduciato e poi richiamato, grazie alle pressioni del Qatar e dei Fratelli Musulmani, Ahmad Tumah, “primo ministro” del governo-fantasma dell’opposizione siriana, in un’intervista al quotidiano saudita al Sharq al Aswat, ha ostentato ottimismo. Ha affermato che entro quattro mesi il suo esecutivo sarà in grado di amministrare i “territori liberati” e annunciato che l’Esercito libero siriano (Els, la milizia della CN, Coalizione Nazionale dell’opposizione) presto formerà il primo nucleo di un futuro “Esercito nazionale siriano”. Quale sia il contributo sul campo di battaglia dell’Esl tuttavia nessuno può quantificarlo con certezza. A leggere le notizie che diffondono le fonti locali, anche quelle anti-Bashar Assad, i soldati di quella che l’Amministrazione Obama definisce l’“opposizione moderata” appaiono marginali se non assenti da gran parte degli scenari di guerra in Siria, nonostante i generosi finanziamenti che la CN continua a ricevere da paesi occidentali e arabi. A combattere contro l’esercito regolare siriano in realtà sono i miliziani di al Nusra (il ramo siriano di al Qaeda) e quelli del Fronte Islamico, un raggruppamento di formazioni jihadiste “non globali” messo in piedi del principe saudita Bandar bin Sultan. Forze ideologicamente simili all’Isis.

 

La battaglia di Kobanè, la strenua resistenza dei combattenti curdi all’avanzata dello Stato Islamico, decapitazioni e stragi di civili nel nord della Siria e in Iraq, catturano inevitabilmente l’attenzione dei media e degli osservatori. In altre parti della Siria intanto la guerra civile va avanti, con la consueta violenza. L’esercito regolare in questi ultimi giorni ha riconquistato diverse posizioni intorno ad Aleppo (i ribelli sono tornati ad accusare Damasco di far uso anche di sostanze chimiche) ma deve affrontare la nuova offensiva che al Nusra, il Fronte Islamico e qualche unità dell’Esl hanno lanciato sui monti del Qalamoun, in particolare nelle regioni di al Assal Jebbah e al Ward. Un’area di eccezionale importanza strategica tornata nei mesi scorsi sotto il pieno controllo del governo centrale. Le nuove battaglie in quella zona sono sanguinose, come ha dimostrato il recente tentato raid a Brital, un villaggio libanese lungo la frontiera, ordinato da Abu Malik Talli, l’emiro di al-Nusra nella zona di Qalamoun. Ad appoggiare, in modo decisivo, i governativi sono ancora una volta i guerriglieri del movimento sciita libanese Hezbollah e, con ogni probabilità, anche volontari iraniani. Dall’altra parte c’è un mix di miliziani siriani e di vari paesi islamici giunti in Siria per la “guerra santa”.

 

Un giornalista del quotidiano di Beirut as Safir ha riferito di aver visto in quella zona numerosi corpi di caduti in battaglia e diversi automezzi distrutti. Ha aggiunto, citando proprie fonti, che Abu Malik Talli prima di lanciare l’offensiva avrebbe incontrato tutte le fazioni armate ribelli, presenti anche rappresentanti dello Stato Islamico, allo scopo di discutere di operazioni militari da portare a termine prima dell’inizio dell’inverno, per riaprire “collegamenti vitali” sulla frontiera tra Libano e Siria, infliggendo allo stesso tempo una pesante “lezione” a Hezbollah. Al Nusra e le fazioni alleate avrebbero impiegato in un primo attacco (a Brital) 150 uomini, e in un secondo, più ampio solo in territorio siriano, altri 450 combattenti. I piani però non hanno avuto successo, almeno sino ad oggi.

 

I comandi siriani si dicono soddisfatti e così il governo dall’andamento delle operazioni militari. Per le autorità centrali però la situazione resta precaria, anche per la mancanza di risorse economiche che si riflette sulla vita dei cittadini che vivono nelle regioni costiere e centromeridionali del paese che sono sotto il controllo di Damasco. La pubblicazione economica Syria-Report riferisce che a causa dell’occupazione nel nord-est della Siria da parte dell’Isis, dove si trovano i giacimenti petroliferi, delle sanzioni internazionali e della scarsità di entrare fiscali, le autorità sono state costrette ad annunciare che dal 23 ottobre cesseranno i sussidi statali per il carburante destinato a fabbriche e aziende. Da domani in poi la benzina sarà venduta alle industrie al pezzo di mercato.