Con quella faccia, quello sguardo profondo esaltato dalla testa rasata, quel sorriso irridente, quella stazza, Peppe Lanzetta se fosse americano lo ritroveresti come killer spietato e sadico in un action movie o come capogang della Little Italy in un film di Abel Ferrara o come malavitoso di mezza tacca in uno di Martin Scorsese. E invece si deve accontentare – si fa per dire – di interpretare Peppe detto ‘O Sciomèn in Take FiveI. Nel ruolo di un vecchio leggendario rapinatore appena uscito di galera che ora vive su una barca alcolizzato e depresso, uno dei cinque protagonisti del film di Lombardi, Lanzetta fa valere tutto il suo carisma.

Che è un po’ quello di chi pur avendo partecipato a una ventina di film, dà la sensazione di fare l’attore per caso, si cala nel personaggio con la naturalezza e la disinvoltura di chi si esprime al cinema, ma anche in teatro e con la scrittura, semplicemente mettendo in gioco la sua storia, la sua presenza incisiva, il suo sguardo non-riconciliato sulla realtà napoletana. Peppe va valutato nella sua totalità, il suo poliedrico itinerario artistico va letto come un unico percorso espressivo per cui di volta in volta lo puoi considerare un attore in prestito alla letteratura o uno scrittore in prestito al cinema e al teatro.

E lo conferma l’attuale intensa fase della sua attività che lo vede coinvolto su più fronti nei contesti e con le implicazioni artistiche più diverse. Oltre all’interpretazione nel film che sta per uscire, nella prima metà di settembre si è esibito anche come cantante ne L’urlo, un recital, un progetto di teatro-canzone allestito con i Letti Sfatti per rendere omaggio a Pasolini, Viviani, Jannacci, James Senese e a ‘Benevento Città Spettacolo’ è stato uno dei protagonisti dello spettacolo Statue Unite scritto e diretto da Eduardo Tartaglia. E a novembre sarà al Teatro Augusteo di Napoli con Pascià per parlare dei ragazzi delle Quattro giornate di Napoli. Anche il Lanzetta scrittore fa sentire di nuovo la sua voce, che è poi quella che gli ha dato maggiore popolarità e gratificazioni.

Perché la sua attività letteraria in fondo è quella che – con una quindicina di romanzi a partire da Figli di un Bronx minore, il più famoso dei primi scritti negli anni ’90, fino a InferNapoli, uno degli ultimi – gli ha meglio consentito di esprimere una personalità irregolare, di dare forma a un personaggio napoletano atipico e fuori dagli schemi, capace di entrare e uscire dalla napoletanità, di affondare la penna nella carne e nelle viscere di Napoli e al tempo stesso di affrancarla da stereotipi e oleografie con ironica leggerezza. Il nuovo libro che sta per uscire s’intitola Bomba, il cavallo di ritorno, la prima indagine del commissario Peppenella.