Yes, Barack Obama tifa Sì. Tanto netto e ripetuto è stato il sostegno del presidente americano alla riforma costituzionale di Matteo Renzi, che è stato lo stesso presidente del Consiglio italiano, nel corso della conferenza stampa congiunta, a ricordare che «gli amici americani sono più interessati al voto delle presidenziali dell’8 novembre che al referendum italiano del 4 dicembre». E in effetti l’uscita pubblica alla Casa Bianca è stata ripresa dai media Usa per l’attacco di Obama a Trump, accusato di gettare discredito sulle elezioni e di sapersi solo «lamentare». Renzi è finito nella coda delle cronache da Washington.

Non così naturalmente in casa nostra, anche perché l’affermazione più forte di Obama – «faccio il tifo per il successo (di Renzi al referendum, ndr), ma penso che lui debba restare al suo posto comunque vadano le cose» – è arrivata in risposta a una domanda di un giornalista italiano (il corrispondente del Sole 24 Ore Mario Platero). Il presidente americano ha detto anche di più di quello italiano, perché Renzi non ha voluto dare una risposta precisa sul suo destino di premier nel caso di sconfitta al referendum: «Quello che accadrà lo scopriremo solo vivendo, e in ogni caso vincerà il Sì».

«Non ci saranno cataclismi anche in caso di vittoria del No», ha riconosciuto però Renzi. E poi ha aggiunto, parlando in inglese ed evitando anche la domanda dell’Associated Press sulle sue eventuali dimissioni, «l’unica conseguenza del referendum sarà che in caso di vittoria del Sì l’Italia sarà più forte e sarà più semplice continuare la battaglia per cambiare l’Europa».

All’inizio, nell’introduzione alla conferenza stampa, Obama aveva garantito che gli Stati uniti strongly support the upcoming referendum. E anche se l’enfasi del presidente americano è andata sulle riforme economiche – «spesso ostacolate», ha detto, «dall’inerzia e dalle organizzazioni preesistenti» – ha voluto precisare che considera le riforme «di struttura» volute da Renzi come qualcosa in grado di «accelerare il cammino dell’Italia verso un’economia più vivace e dinamica e un sistema politico più affidabile».

Di fronte a un appoggio così convinto (e così potente) al presidente del Consiglio italiano e alla sua riforma costituzionale, c’è da registrare l’inane tentativo di Silvio Berlusconi di richiamare un po’ dell’attenzione dei media.

Il Cavaliere ha scelto proprio ieri per tornare a rendersi visibile, con un’intervista al suo Tg5 della sera. Seduto alla solita scrivania, con alle spalle la foto con Bush e Putin a Pratica di mare nel 2002 che amplificava l’effetto nostalgia, Berlusconi ha dato una chiara indicazione di voto per il referendum. «Diciamo No a una riforma che potrebbe consegnare l’Italia e gli italiani a un solo uomo e a un solo partito». È quanto gli chiedeva Salvini, che si è anche tolto lo sfizio di anticipare, nel pomeriggio, il contenuto dell’intervista del Cavaliere. Ma Berlusconi ha aggiunto che il suo No va intesa come la premessa per una «riforma condivisa», nella quale dovrebbe trovare spazio l’elezione diretta del presidente della Repubblica.