Si riunirà oggi il cda del Monte dei Paschi di Siena per cercare di capire se ci sono ancora margini di manovra per portare a termine la ricapitalizzazione da 5 miliardi senza l’intervento dello Stato. Alle decisioni su Mps che saranno prese in queste ore è appeso il decreto sull’intero comparto bancario – provvedimento che sarebbe già pronto – che dovrebbe sanare diverse falle: dalla possibilità per le Bcc di utilizzare le deduzioni fiscali sui crediti svalutati alla contabilizzazione (in 5 anni) dei contributi delle banche al Fondo di risoluzione, in vista di una tranche aggiuntiva da versare per permettere la chiusura dell’acquisto delle good bank (3 su 4) da parte di Ubi. In arrivo – dopo lo stop del Consiglio di Stato sulla riforma approvata dal governo Renzi – anche una proroga per la scadenza dell’obbligo di trasformazione in Spa delle banche popolari, attualmente fissata al 27 dicembre.

 

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Ma il prossimo governo ovviamente non dovrà affrontare solo questo spinoso capitolo. Sono parecchie le questioni rimaste aperte (se non messe appositamente a bagnomaria in attesa del referendum, come la riforma del processo penale che il guardasigilli Orlando avrebbe voluto condurre in porto prima del 4 dicembre).

In parlamento, tra i testi congelati c’è il ddl povertà del ministro Poletti, approvato dalla camera il 14 luglio e fermo in commissione lavoro al senato. In attesa del via libera anche il Jobs Act per gli autonomi, all’esame di Montecitorio dopo l’ok di Palazzo Madama, e il ddl concorrenza, varato dal governo nel 2014 e anche questo fermo da mesi in commissione in senato. Il provvedimento riguarda anche i lavoratori dei call center, punto su quale, di fronte alle proteste degli impiegati di Almaviva, il Mise aveva promesso un testo ad hoc. Quello su Almaviva è uno dei circa 150 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico.

In primo piano, poi, l’Ilva e le risorse per l’emergenza sanitaria sparite dalla legge di bilancio apppena approvata.
Sul fronte della pubblica amministrazione, a rischio il recente accordo per il rinnovo del contratto degli statali che deve essere formalizzato in un atto di indirizzo del ministero.