Questione chiusa. «Se la Raggi dice no alle Olimpiadi, prendiamo atto e parliamo di altro». Matteo Renzi tenta di disinnescare la bomba grillina. Ospite di Otto e mezzo, ieri sera, il primo ministro si sottrae al gioco delle parti, a quel muro contro muro – auspicata da certi imprenditori romani ultrà dell’”Olimpiade del mattone” – che invece ammanterebbe la scelta della sindaca pentastellata di Roma di un’aurea di eroicità. «Dipenderà dal Consiglio comunale ma se il sindaco – aggiunge il premier – ha scelto il no, immagino che ha la maggioranza con lei. Nessuno intende fare le Olimpiadi contro l’amministrazione comunale».

D’altronde, con tutta «l’amarezza» provata per il secco no di Virginia Raggi, anche il numero uno del Coni Giovanni Malagò sembra essersi rassegnato. Ieri mattina si è recato a Palazzo Chigi ma, almeno ufficialmente, non ha incontrato Renzi: «Non era previsto», sostiene il promotore di Roma 2024. Fatto sta che la pontificata causa al Comune per danno erariale (alcuni quotidiani romani sostenevano addirittura la minaccia di ripartire il danno tra ciascuno dei consiglieri che avrebbero votato a favore della rinuncia della candidatura) sembra essere stata archiviata.

C’è perfino un baciamano, a simboleggiare l’apparente pax romana offerta da Malagò a Raggi. Il cavalleresco gesto del presidente del Coni nei confronti della sindaca è stato immortalato a margine della presentazione del logo di Uefa Euro 2020, il grande evento calcistico che si terrà nella Capitale (senza alcuna contraddizione, giura il vicesindaco Daniele Frongia). Eppure.

«Noi non facciamo alcun tipo di azione, non facciamo nulla e non vorremmo fare nulla – puntualizza Malagò ai giornalisti che lo hanno intercettato dopo la cerimonia – Ma se qualcuno, dico le autorità vigilanti, ci chiede, noi dovremo semplicemente dire perché abbiamo interrotto un atto dovuto». Il profilo è basso, forse anche per la controffensiva che il Movimento 5 Stelle sta preparando, andando a spulciare le spese sostenute finora dal Comitato promotore (organismo in house della Coni Servizi Spa) per far avanzare la candidatura di Roma. Dieci milioni di euro circa, secondo lo stesso Malagò. E già si parla di consulenze e contratti d’oro, in puro stile grillino, come se il Coni finora avesse invece vissuto in francescana ristrettezza.

Il premier Renzi, astutamente, si sottrae alla canea. «Nessuno di noi intende fare le Olimpiadi contro l’amministrazione comunale che deve ospitarle – afferma su La7 – Anche sulla vicenda degli assessori non ho mai fatto polemica con il sindaco di Roma perché lei ha vinto le elezioni e io faccio il tifo per l’Italia: se Roma va bene son contento, se va male mi spiace».

Però, il segretario del Pd non risparmia qualche stoccatina all’esponente del M5S che si prepara a raccogliere l’ovazione del suo popolo a Palermo: «È impressionante che non si possano fare le Olimpiadi a Roma per il pericolo che qualcuno rubi. Noi politici dobbiamo assumere la responsabilità di fare le cose. Da Expo abbiamo cacciato i ladri ed è stato un grande successo. I grillini avrebbero avuto otto anni per sistemare Roma…». E ancora: «È come se i grillini avessero detto “non riusciamo a cambiare le cose” – è il rimpallo di Renzi – perché se avessero voluto davvero cambiare, avrebbero potuto dire che la gestione si poteva fare in un altro modo. Fatto sta che ieri hanno festeggiato Parigi e Los Angeles».

Infine, un ultimo abbocco: «In campagna elettorale se non sbaglio Virginia Raggi si era impegnata a fare un referendum», dice il premier/segretario facendo finta di non ricordare che fino a qualche giorno fa il Pd osteggiava la proposta referendaria avanzata dai Radicali. «Ma la titolarità della decisione è sua, del sindaco e del consiglio comunale – conclude Renzi -. Rispetto e in bocca al lupo».