La sonnacchiosa campagna per le primarie del Pd romano comincia ad agitarsi a colpi di sondaggi. Dopo quello che da il candidato renziano Roberto Giachetti al tiepidissimo 25,8 per cento in città (fonte Izi Spa), giovedì è piovuta un’altra grandinata di cifre poco confortanti: secondo l’Ipr il 51 per cento dei romani è contrario alla candidatura di Roma come sede principale delle Olimpiadi 2024; il 44 favorevole e il 5 per cento indeciso. Un colpo basso, quasi un fuoco amico, visto che a commissionare la ricerca è stato l’ex sindaco Francesco Rutelli, in questa fase attivissimo alla ricerca di «soluzioni per la Capitale» – ha lanciato tre concorsi sul tema – purché rigorosamente trasversali.

Ieri Giachetti è corso ai ripari. «Ci sono altri sondaggi che dicono che il 70 per cento dei cittadini è favorevole alle Olimpiadi. In fondo le cose non si fanno per i sondaggi, si fanno se si ritengono utili». Giachetti si riferisce a una rilevazione riferita dal Coni un paio di settimane fa. Ma va detto che non da oggi circolano voci di altri sondaggi – li avrebbe il Pd romano, non ci sono conferme – che certificano lo scetticisimo degli abitanti della Capitale verso il grande evento. E quindi consigliano chi lo volesse sostenere a tutti i costi di sventare accuratamente la consultazione popolare.

Una consultazione del resto tutta in salita per chi la propone. Il radicale Riccardo Magi ha iniziato la raccolta delle prime firme che servono a depositare il quesito e conta di arrivare alla necessaria ’quota mille’ entro febbraio. Poi entro un mese un’apposita commissione dovrà decidere dell’ammissibilità, e infine entro tre mesi andranno raccolte le 28mila firme necessarie per lo svolgimento del referendum.

Ma c’è un problema. Si presenta come tecnico ma tecnico non è. In mancanza dei consiglieri comunali in carica – il consiglio è sciolto – mancano anche gli autenticatori delle firme, presenze necessarie al banchetto perché la raccolta sia legale. Attualmente i radicali italiani utilizzano i cancellieri del tribunale, a pagamento. Ma il costo è alto e nella seconda fase della raccolta non sarà sostenibile. Magi, insieme a Alessandro Capriccioli (Radicali Roma) il 2 febbraio scorso ha chiesto al prefetto Tronca «di indicare un elenco di nominativi dei funzionari da lei incaricati alla funzione di autentica». Gli uffici del comune hanno fatto sapere di essere alla ricerca di una soluzione. Che per ora però non si è trovata.

Sul fronte referendario sinistro Stefano Fassina, candidato sindaco, assicura che anche la sua raccolta va avanti. Ma a tavolini separati. «Abbiamo provato più volte a unificare i comitati promotori, ma i radicali non hanno voluto», spiega. L’immagine della doppia raccolta non è bella, ed è uno spreco di energie per forze non proprio di massa. Ma Magi è scettico sul lavoro del collega e assicura che, sì, le firme saranno raccolte tutte insieme: «Ma dopo il deposito del quesito». Insomma dopo un primo test di impegno reale alla causa referendaria. Per ora oltre ai tavoli separati ci sono anche i comitati separati. Emma Bonino e i giornalisti Battista, Beha e Mondani con Magi. E invece Vittorio Emiliani, Vezio De Lucia e Alberto Benzoni, già vice del ’mitico’ sindaco Argan con Fassina.

Divisioni a parte, la faccenda del referendum comincia a essere davvero curiosa. Il fiorire di sondaggi, veri o presunti, autorizza più di un dubbio sull’effettivo gradimento popolare della candidatura della città alle Olimpiadi. Ora che anche Ignazio Marino, entusiasta sostenitore quand’era sindaco, sull’Espresso ha ipotizzato un patto di interessi sul Villaggio Olimpico a Tor Vergata, e rivelato – ex post – ’intenzione di sottoporre un suo progetto alternativo (sull’area fra la Flaminia e la Salaria) all’approvazione dei romani attraverso un referendum. «Solo propaganda elettorale», chiosa Magi, «quando era sindaco ha preferito piegarsi a quel patto, come dimostrano le foto che lo ritraggono sorridente con Montezemolo e Malagò. Al punto da chiedere alla sua maggioranza di votare a scatola chiusa la mozione sulla candidatura. Cercando invano di convincere anche me».