I parigini in questo periodo si precipitano al Louvre, un’inaspettata presenza di più di 2mila visitatori al giorno, per la mostra dedicata a un pittore del XVIII secolo, Hubert Robert, che dipinge rovine, influenzato da Pier Paolo Pannini e Piranesi. La Francia soccombe all’estetica delle rovine e questo interesse non deriva solo dagli avvenimenti di Palmira in Siria.

Dodici colpi di arma da fuoco, calibro 9, hanno trasformato nella notte di domenica in un campo di rovine la sede del Ps di Grenoble. Attacchi a sedi del partito al governo erano già avvenuti nei giorni scorsi a Dijon e a Gennevilliers. A Grenoble non c’era nessuno nella sede, ma la preoccupazione cresce verso la violenza esercitata da una piccola minoranza, che poco per volta strappa spazio mediatico al movimento di protesta più generale contro la Loi Travail.

Ieri, il Medef ha tuonato contro chi “prende in ostaggio il paese”: l’organizzazione padronale punta il dito contro la protesta, iniziata dai camionisti e portata ora avanti dai lavoratori delle raffinerie nel sud de paese con l’aiuto dei dockers, che sta bloccando i depositi di carburanti. Michel Sapin, ministro delle Finanze, ha ripetuto la stessa accusa, indicando nella Cgt il responsabile del blocco. Sei delle otto raffinerie francesi (5 gestite da Total) sono toccate dalla protesta.

La conseguenza è stata la corsa degli automobilisti ai distributori di benzina, che sta causando un inizio di penuria di carburanti, con un 20% di pompe ormai a secco. Manuel Valls, da Israele (dove è in visita) ha assicurato che la benzina “non verrà a mancare” e che il governo “controlla perfettamente la situazione”. Il governo minaccia il ricorso alla forza, per sgomberare i blocchi delle raffinerie. Intanto, ha cercato di disinnescare la protesta dei camionisti, promettendo una “deroga” alla Loi Travail per questa categoria, che non dovrebbe essere toccata dalla riforma del pagamento degli straordinari (che dovrebbe continuare ad essere retribuiti al 25% in più, come adesso, mentre la nuova legge prevede la possibilità di accordi di impresa al ribasso, fino al solo 10% in più).

Il ministro dei Trasporti, Alain Vidalies, ha cercato di spegnere il fuoco della protesta, ammettendo che i lavoratori delle raffinerie hanno tutto il diritto di protestare, perché “esercitano il diritto di sciopero”. Ma il governo minaccia di essere intransigente con i blocchi operati da persone “esterne”.

Giovedì sarà un’altra giornata di manifestazioni in tutta la Francia, prima della giornata di mobilitazione generale il 14 giugno, quando la legge comincerà ad essere discussa al Senato, dopo essere passata all’Assemblea senza discussione né voto, grazie al ricorso all’articolo 49.3. Nelle ferrovie, dalla scorsa settimana è stato deciso un movimento di protesta illimitato nei giorni di mercoledi’ e giovedi’ (ma la partecipazione è stata intorno al 15%). Dal 2 giugno, hanno proclamato sciopero i dipendenti della Ratp, la metropolitana di Parigi.

Il fronte sindacale resta diviso, con la Cfdt che non partecipa alla protesta dopo essere intervenuta per modificare il testo della Loi Travail, mentre Cgt e Fo sono in testa al movimento di contestazione. Per Philippe Martinez, segretario Cgt, adesso “bisogna tornare al problema di fondo: la Loi Travail, che il 74% dei francesi non vuole”.