Sono giorni difficili per Israele alle Nazioni Unite. Tel Aviv non deve fare i conti solo con la risoluzione palestinese al Consiglio di Sicurezza che chiede la fine dell’occupazione dei Territori entro il 2017 ma anche con un risarcimento per centinaia di milioni di dollari richiesto e ottenuto, ma solo sulla carta, dal Libano. L’Assemblea generale dell’Onu due giorni fa ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione – hanno votato a favore 170 paesi, tre si sono astenuti, invece contro Stati Uniti, Canada, Australia, Micronesia, Isole Marshall e, ovviamente, Israele – che chiede a Tel Aviv di risarcire Beirut per i danni all’ambiente provocati, durante la guerra del 2006, dallo sversamento di greggio sulle coste libanesi a causa di raid aerei israeliani. Ammontano, secondo l’Onu, a 700 milioni e 300mila euro i danni diretti e indiretti provocati dai missili sganciati contro le cisterne di petrolio della centrale elettrica di Jiyyeh.

 

Un attacco simile da parte di Israele, ma compiuto con tiri di carro armato, ha distrutto lo scorso luglio le cisterne dell’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza, attacco che ancora oggi costringe la popolazione civile palestinese a fare i conti con la mancanza di energia per buona parte del giorno.

 

Nei raid aerei di otto anni fa contro il Libano furono distrutti anche impianti industriali e cisterne di carburante lungo la costa e si riversarono in mare 10-15mila tonnellate di petrolio. Fu un disastro ecologico enorme, tra i peggiori della storia mondiale recente, e l’ampia chiazza, dopo aver interessato 170 chilometri di costa libanese, raggiunse anche la Siria e mise in allarme Turchia e Cipro. Greenpeace in seguito riferì che oltre al petrolio, si erano riversate in mare anche sostanze chimiche dannose per la salute dei due milioni di libanesi che vivono sulla costa mediterranea. Tuttavia la risoluzione non è vincolante e l’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, dopo aver protestato con forza contro il voto dell’Assemblea Generale – per Israele quel bombardamento aveva uno scopo militare – ha lasciato capire che il suo Paese non ha alcuna intenzione di risarcire il Libano. Beirut comunque può consolarsi con la vittoria diplomatica ottenuta nei confronti di un avversario influente e protetto dagli Stati Uniti.

 

Lo scontro duro tra Libano e Israele si svolge in questi giorni anche sui banchi dei tribunali interni di Hezbollah. E’ cominciato davanti ai giudici del movimento sciita il processo che vede come imputato Mohammed Shawrab, accusato di aver passato informazioni ai servizi segreti israeliani. Si tratta di un esponente di primo piano dell’ala militare di Hezbollah, responsabile per le operazione esterne. Secondo quanto hanno riferito i giornali libanesi, Shawrab è accusato in moo particolare di aver informato Israele dell’organizzazione di un attacco volto a vendicare l’assassinio di Imad Mughniyeh, il comandante militare di Hezbollah, compiuto a Damasco dal Mossad israeliano il 12 febbraio 2008.