L’hanno ribattezzata “Operazione San Gennaro”, non riguarda il patrono di Napoli ma il nosocomio del Rione Sanità: il piano ospedaliero del commissario di governo, Joseph Polimeni, prevede la sua chiusura entro venerdì prossimo, gli abitanti del quartiere e gli attivisti si sono barricati nei reparti lunedì notte e ieri hanno impedito ai camion di portare via le suppellettili. Avrebbero dovuto lasciare la struttura anche i ricoverati a partire dai malati di tumore in Ematologia, fortemente immunodepressi, da trasferire all’Ascalesi, un ospedale in ristrutturazione. Una decisione che ha allarmato i medici del San Gennaro, contrari al trasporto che li espone alle infezioni. L’occupazione si è trasformata ieri pomeriggio in un presidio permanente, lunedì mattina ci sarà un corteo che terminerà a Palazzo Santa Lucia, sede degli uffici del governatore Vincenzo De Luca.

«Il San Gennaro è morto per la logica regionale e nazionale che sta smantellando i servizi pubblici a favore del privato – scrive la Rete Sanità -. Lo vogliono far diventare un polo riabilitativo con accesso tramite ticket. Viene chiuso l’unico polo di legalità in un quartiere dove si spara quotidianamente». Da oltre un anno le strade del rione sono attraversate dalla faida per il controllo dello spaccio. Dopo mesi di proteste della cittadinanza, è arrivato un finanziamento nazionale per le scuole la scorsa estate (che ha avuto scarso successo) e uno regionale per l’anno scolastico in corso. Primi segnali anche sul fronte della videosorveglianza ma le condizioni di vita degli abitanti sono invariate. Adesso perderanno anche l’ospedale. Stesso copione a Forcella, altra zona di faida, dove il primo luglio ha chiuso l’Annunzianta, il polo neonatale del centro storico. Anche lì l’operazione è stata mascherata con la conversione in poliambulatorio. Il danno e la beffa: la Campania negli ultimi cinque anni ha esaurito i tetti di spesa già in estate, molte prestazioni da giugno in poi sono a pagamento con i ticket più alti d’Italia.

Il San Gennaro è stato ristrutturato due anni fa, i raparti sono efficienti e a norma: ortopedia, gastroenterologia, ematologia e oncologia servono centro storico e hinterland. Il M5S chiede l’accesso agli atti. «De Luca fa con il San Gennaro il gioco delle tre carte, come con l’Annunziata – commenta la consigliera regionale 5S, Valeria Ciarambino -. Vorremmo capire poi chi si è assunto la responsabilità del trasferimento all’Ascalesi di reparti delicatissimi, rischiando la salute dei ricoverati».

De Luca ieri ha precisato: «Non chiuderemo il San Gennaro, che avrà attività di primo soccorso, la tac, radiologia e riabilitazione. Incontreremo il direttore generale dell’Asl Napoli 1, prenderanno parte anche l’associazionismo del rione e padre Loffredo (il parroco del quartiere ndr)». Il vertice ci sarà oggi pomeriggio, ma nel comunicato della regione non compaiono le realtà della Sanità. Il presidente della Municipalità, Ivo Poggiani, ha sottolineato: «Da qui non ci muoviamo, vogliamo l’ospedale. De Luca deve chiarirsi con il direttore dell’Asl Napoli 1, che ci ha detto testualmente che l’ospedale è già chiuso e che si sta traghettando la struttura verso un “polo riabilitativo”». Critico il sindaco Luigi de Magistris: «Nel quartiere bisogna dare segnali diversi, non di smantellamento».