Ci sono regioni che si sono attivate appena qualche settimana fa, quando hanno capito che non ci sarebbe stata nessun’altra proroga. Ma c’è anche chi, come il Veneto di Luca Zaia, ha scelto deliberatamente di non prestare particolare attenzione ad un evento considerato “storico” come la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. E a sei giorni dall’ora X che per legge scatta a fine marzo, continua a non predisporre alcun piano. «Purtroppo c’è qualcuno che tende a considerare un optional ciò che è imposto per legge», commenta la senatrice Pd Nerina Dirindin, che per la commissione Sanità ha effettuato in questi giorni una serie di sopralluoghi per verificare il processo di dismissione degli Opg.

Qual è la situazione?
Finalmente questo percorso è stato avviato in tutte le regioni, tranne il Veneto. Alcune si sono attivate prima, altre dopo, come il Piemonte che lo ha fatto solo recentemente. Ma ora l’importante è che in questo percorso, che sarà lungo e ad ostacoli, si evitino certe scorciatoie: non si trasferiscano semplicemente le persone da una struttura degradata ad una solo un po’ più bella, si attuino effettivamente percorsi riabilitativi terapeutici personalizzati, si rispetti la dignità di queste persone che sono al contempo rei e folli.

Per le regioni che non rispettano i termini di scadenza è previsto il commissariamento…
Sì, c’è un commissario nazionale, unico per tutte le regioni, per fare in modo che ci sia omogeneità nell’attuazione della riforma.

Nessuna sanzione?
Guardi, io credo che sia inutile sanzionare, perché le sanzioni non possono che essere minuscole. Mentre invece bisogna creare una cultura nuova: accompagnare, monitorare, supportare, arrabbiarsi magari… Nella legge abbiamo scritto che il rispetto delle scadenze sugli Opg sarebbe stato considerato uno degli indicatori per maturare il diritto alla quota integrativa del Fondo sanitario nazionale, però non credo che la sanzione sia un deterrente.

Il Partito Radicale insieme ad alcuni deputati di Alternativa libera denunciano il mancato rispetto, di fatto, della scadenza del 31 marzo.
Guardi a me non interessa che il 1° aprile chiudano gli Opg e buttino via la chiave, perché questa è la cosa peggiore che potremmo fare. Sappiamo che non siamo tutti pronti e se pure resterà un solo internato bisognerà che per lui sia predisposto il migliore piano di cura personalizzato. Allora, tutta questa furia nel denunciare l’arretratezza del processo io la utilizzerei per dare una mano a non creare allarmismi, a sostenere la cultura del rispetto, cosa che per altro i Radicali hanno sempre fatto. Io però non sono per la repressione, ma per la sensibilizzazione, la formazione, la creazione di una cultura positiva.

Come si stanno attrezzando i Dipartimenti di salute mentale?
I Dsm sono già in sofferenza perché in questi anni di forti restrizioni economiche sono stati spesso trascurati. Perciò sono previste risorse per i concorsi e per l’assunzione del personale, e ci auguriamo che tutte le regioni si attivino immediatamente. Però c’è anche bisogno di formare e creare motivazione nel personale, perché da troppi anni le strutture sanitarie si sono disinteressate agli internati. E la stessa cosa vale anche per la magistratura che finora ha spesso utilizzato gli Opg a mo’ di ripiego rispetto alle carenze dei servizi. Davanti ad un’amministrazione sanitaria che non garantisce una risposta adeguata per qualsiasi motivo, presunto o reale, la magistratura non ha avuto sufficiente attenzione e consapevolezza che si tratta di omissione di atti d’ufficio.

Come si scardina questa prassi?
Abbiamo visto ovunque una scarsa abitudine al dialogo tra l’amministrazione sanitaria e quella giudiziaria ma ora quasi dappertutto si stanno attivando tavoli e sottoscrivendo protocolli per rimettere in moto una collaborazione più proficua, sia nell’interesse del malato che degli operatori e delle comunità. Nella legge 81 però è stato introdotto anche qualche elemento di novità importante che potrà condizionare il comportamento dei magistrati. Uno per tutti, il concetto di pericolosità sociale, che non può essere ricondotto in alcun modo alla condizione economico-sociale degli internati. Doveva accadere prima per gli Opg, dovrà accadere d’ora in poi per le Rems, le residenze che li sostituiranno.