Rosario Crocetta è consapevole di aver portato a casa la legge più importante della sua legislatura, nel momento più delicato della carriera politica. Ma sa bene che, compiuto il miracolo di mettere insieme una maggioranza trasversale su una questione fondante il suo programma elettorale, i problemi arriveranno solo ora perché andare contro il vento delle privatizzazioni è un po’ percorrere un fiume a ritroso.
In un colpo solo è riuscito a mettere d’accordo tutti: il pd, il forum dei movimenti per l’acqua, l’opposizione a cinque stelle. E ora?
Non posso nascondere che c’è stato uno scontro, anche nel Partito Democratico, con i sostenitori delle privatizzazioni. Alla fine ha prevalso la mia tesi: l’acqua deve essere prevalentemente pubblica.

Che cosa vuol dire «prevalentemente»?

Non vogliamo più sentir parlare dei privati. Abbiamo previsto che possano gareggiare, ma con fortissime limitazioni, solo perché la legislazione italiana non ha ancora recepito il risultato del referendum del 2011 e non volevamo avere conflitti con lo Stato, anche se personalmente sono convinto che ne saremmo usciti vincitori perché l’articolo 14 dello Statuto siciliano assegna la competenza sulle acque pubbliche alla Regione. È stata agitata anche una possibile violazione delle norme europee, ma credo che fosse solo un alibi per chi vuole privatizzare, perché in città come Parigi e Bordeaux l’acqua è tornata pubblica senza alcun problema. Comunque abbiamo messo dei paletti fortissimi ai privati, per scoraggiarli: le loro offerte saranno prese in considerazione solo se più vantaggiose, le concessioni non potranno superare i nove anni e in caso di sospensione del servizio sono previste multe salatissime e persino la rescissione del contratto.

Questo per le nuove gare. Ma Siciliacque ha una concessione quarantennale. Cosa farete?

Quello di Siciliacque è stato l’affare del secolo: hanno tolto la concessione all’Ente acquedotti siciliani e l’hanno data a loro in regime di sostanziale monopolio, e questi ora la fanno pagare con prezzi allucinanti. Personalmente ritengo che il contratto possa essere rimesso in discussione per violazione delle norme antitrust. Ma abbiamo tre mesi di tempo per valutare e decidere. Ma non c’è solo il caso di Sicilacque. La situazione più drammatica è quella di Agrigento, dove sono garantiti appena 100 litri al giorno a persona, la gente riceve l’acqua dalle autobotti e paga le tariffe più alte d’Italia, tre volte più che a Milano. A Palermo è fallita l’Acque potabili siciliane (Aps), e se non interveniva il pubblico non ci sarebbe stato molto da fare perché i privati non avevano la forza di riprendersi. Nell’approvazione della legge abbiamo tenuto conto anche dell’esperienza: le privatizzazioni in Sicilia sono state un fallimento.

Una delle critiche che vi vengono rivolte è di non aver ridotto il numero degli Ato (Ambiti territoriali ottimali).

Ne abbiamo mantenuti nove, tanti quante sono le province. Ma a settembre, con la legge Sblocca Sicilia, li ridurremo a cinque.

Approvata la legge, cosa accadrà ora?

Si apriranno numerosi contenziosi, ma abbiamo tutti gli strumenti per estromettere i privati. Le difficoltà maggiori le avremo durante la transizione da un regime all’altro, perché i poteri economici non si faranno da parte facilmente. Dovremo agire sul piano legale. Ma quello che per me è importante è il radicale cambio di passo, che tra l’altro era nel mio programma elettorale.

Poi ci sono le norme umanitarie. Come nella Grecia governata da Syriza, a nessuno sarà più staccata l’acqua perché non ha pagato una bolletta.

Credo che sia la legge che più interpreta lo spirito referendario, garantendo innanzitutto che non si potranno fare distacchi, con il minimo vitale garantito di 50 litri al giorno a persona. Il recupero dei crediti, se ci sarà, dovrà avvenire in modi diversi. Inoltre, ci sono molti posti in cui l’acqua che esce dal rubinetto non è potabile o addirittura non utilizzabile per fini alimentari, però la gente continua a pagare bollette esose. Per questo abbiamo deciso di dimezzarle. Da un punto di vista di sinistra, un altro elemento fondamentale è il fondo di solidarietà che abbiamo creato per i più poveri. Anche questo servirà a evitare i distacchi. Ma il punto qualificante di questa legge, ripeto, è che l’acqua sarà gestita prevalentemente dal pubblico.