“Chi mette bombe non fa politica, ma compie un atto di terrorismo e deve essere individuato e condannato”. Le parole di Enrico Rossi certificano la condanna dell’intera Toscana di fronte al pacco bomba messo a Capodanno tra la saracinesca e la vetrina di una libreria di Casa Pound, costato una mano e forse un occhio all’artificiere che stava cercando di disinnescarlo. Il sovrintendente di polizia, 39 anni, sposato con due figli, è ricoverato in terapia intensiva al Cto di Careggi. A trovarlo sono arrivati il ministro Marco Minniti insieme al capo della polizia Franco Gabrielli, che in città è stato a lungo brillante dirigente della Digos.
La procura ha aperto una inchiesta per tentato omicidio. L’attenzione degli investigatori si starebbe concentrando sulla presenza di un timer, considerato una novità. L’ordigno non è quindi simile a quelli che gli esperti della scientifica hanno potuto esaminare in precedenti analoghi a Firenze, e questo sta facendo ipotizzare una responsabilità “esterna”, pur sempre nell’area del cosiddetto anarco-insurrezionalismo. Una decina di perquisizioni ad esponenti di quell’area, compiute sia nel capoluogo che in altre città della Toscana, non hanno portato a sequestrare materiale collegabile al pacco bomba. Un ordigno privo di chiodi o bulloni (non recuperati dopo l’esplosione), ma che ha menomato l’artificiere con le schegge del suo involucro metallico.
Tra le prime ipotesi degli investigatori, c’è quella che il pacco bomba fosse programmato per esplodere alcune ore prima di quando è avvenuta la deflagrazione. Il timer potrebbe essersi fermato poco dopo il ritrovamento da parte di una pattuglia della Digos, intorno alle 3,30, riattivandosi e provocando l’esplosione quando l’artificiere ha iniziato a esaminare l’ordigno. Per fare chiarezza sull’esatta dinamica dell’accaduto si attendono i risultati dei rilievi della scientifica. Quando potrà essere ascoltato, il sovrintendente ferito potrà dare ulteriori indicazioni. Si sta cercando anche passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona (semicentrale) dove è avvenuta l’esplosione, e che possono aver registrato il passaggio dell’attentatore. Un lavoro di pazienza che potrebbe dare qualche risultato.
Amaro il commento della Silp Cgil: “Non solo dobbiamo contrastare il terrorismo internazionale – osserva il segretario generale Daniele Tissone – ma dobbiamo vigilare anche contro gli estremismi di casa nostra”. Allarmata anche la sinistra fiorentina (Si, Rifondazione, Perunaltracittà): “Questo attacco, indipendentemente dal soggetto a cui era rivolto, dal quale ci distinguono valori, principi e battaglie, e ai quali ribadiamo che la medaglia d’oro alla Resistenza e l’antifascismo di Firenze non potranno mai venire meno, ci preoccupa per il clima in città. Non è mettendo a rischio la vita del personale delle forze dell’ordine, o di chiunque fosse passato per strada, che si combatte il riaffiorare di nostalgici fascisti”.