Ci è o ci fa? Dalle risposte date al question time di Montecitorio, il ministro Padoan riesce a non convincere nemmeno molti “suoi” deputati. Non soltanto il lettiano Francesco Boccia. Unica attenuante, il fatto che rispondere a domande sul Monte dei Paschi, e sui rimborsi ai risparmiatori delle quattro banche fallite Etruria, Marche & c., è missione quasi impossibile. Così il superministro economico non parla di Jp Morgan – e sì che le domande sull’improvviso cambio ai vertici di Mps erano proprio quelle – ma rivendica l’azione dell’esecutivo. Lo fa spiegando che il defenestrato Fabrizio Viola, “chiamato nel 2012 alla guida della banca in un momento di difficoltà, ha gestito la società per oltre quattro anni portando a termine due complessi aumenti di capitale. Adesso si prospetta un nuovo aumento di 5 miliardi, che comporta un piano che dovrà essere in discontinuità rispetto all’ultimo piano presentato un anno fa al mercato”.
La “discontinuità” caldeggiata dal ministro avrebbe avuto la sua giustificazione, secondo i tanti difensori del governo Renzi, nel fatto che l’esecutivo è il primo azionista (4%) di Mps, in virtù del mancato riscatto di un pacchettino residuo di Monti Bond. Eppure lo stesso Padoan, appena due settimane fa, aveva detto che il Tesoro non aveva ancora deciso se sottoscrivere o meno la sua quota dei 5 miliardi di ricapitalizzazione. Lasciando così capire che era da escludere un intervento governativo – peraltro fuori tempo massimo – in soccorso a una Rocca Salimbeni scarnificata dalla speculazione “di mercato”. Invece è arrivata una concreta benedizione a Jp Morgan, che da coordinatrice della ricapitalizzazione già durante l’estate aveva cercato di portare acqua al suo mulino (a partire dalle lucrosissime commissioni bancarie), scontrandosi con l’ad Viola.
Ancor più spinose le domande del question time sui rimborsi ai risparmiatori di Etruria Marche & c.. Perché dopo aver strombazzato l’avvio del procedimento, le antenne (toscane) del governo hanno raccolto reazioni non certo positive. Ospite in varie tv locali come Teletruria, la presidente delle “Vittime del salvabanche” Letizia Giorgianni è stata chiara:. “Se si parla di trenta persone rimborsate, all’80%, stiamo parlando dello 0,50% degli aventi diritto. Solo trenta persone su 12.500, a tre mesi della scadenza, hanno riottenuto in parte ciò che gli era stato indebitamente tolto”. Di più: “Ci preme far presente che coloro che hanno avuto la fortuna di rientrare negli stringenti paletti del decreto, tra 90 giorni si vedranno scadere i termini per accedervi. Senza ancora aver potuto conoscere i decreti che disciplinano l’arbitrato dell’Anac, e capire il percorso più conveniente”.
Conclusioni: domenica a Laterina le “Vittime del salvabanche” torneranno a protestare. Nel paese di Maria Elena Boschi. Ma non sotto casa, al corteo è stato già proibito. Sul punto Letizia Giorgianni anticipa: “Sarà divertente vedere questa platea di persone di una certa età, perché quella è la classe di risparmiatori lesa dal decreto dello scorso novembre, e di contro tutte quelle forze dell’ordine, neanche arrivassero gli hooligans. Chissà se saranno allertati anche i marines”.
In risposta Padoan glissa: “La decisione di rimborsare gli obbligazionisti, solo qualora i bond siano stati acquistati direttamente e non attraverso intermediari, è dovuta alla necessità di adeguarsi alle norme europee sulla risoluzione delle banche e sugli aiuti di Stato”. Norme europee che, peraltro, vorrebbero anche veder cedute le quattro “new bank” entro il 30 settembre, termine già prorogato una volta. Ma qui il buco nero – le poche offerte arrivate sono a prezzi di saldo – riguarderà il Fondo interbancario, che ci ha buttato ben 1,8 miliardi. Un’altra vittima del Salvabanche?