Sono arrivati martedì davanti a Maale Adumim, a est di Gerusalemme, la più grande delle colonie israeliane in Cisgiordania. Una ventina di ragazzini del villaggio di Douma e della tribù beduina dei Jahalin. Accompagnati da qualche genitore, l’allenatore, e un attivista Fadi Quran. Tra le mani avevano qualche pallone. «Non abbiamo fatto in tempo ad avvicinarci al cancello d’ingresso (della colonia) che è arrivata una pattuglia della polizia» racconta al manifesto Fadi Quran «abbiamo spiegato che i nostri ragazzi volevano allenarsi sul campo da calcio». Secca la risposta del comandante della pattuglia: «Allontanatevi subito, non fate storie, qui non giocherete». «Abbiamo chiesto spiegazioni» prosegue l’attivista «in fondo erano solo dei ragazzini che volevano dare qualche calcio a un pallone su di un campo vero, ben tenuto. Abbiamo ricordato che la colonia è stata costruita su terra palestinese e che per questo i nostri ragazzi hanno il diritto di usare le sue strutture sportive». Niente da dare. «Poi all’improvviso – aggiunge Quran – sono arrivate quattro jeep e una quindicina di militari hanno preso posizione, qualcuno di loro stringeva tra le mani candelotti lacrimogeni. A quel punto siamo andati via, per evitare rischi ai nostri ragazzi».

Non è per tutti, di sicuro non per i ragazzi palestinesi, il campo da calcio di Maale Adumim, una colonia che assomiglia sempre di più a una città. Lo “status sportivo” di questo e altri cinque insediamenti ebraici costruiti nella Cisgiordania occupata – Ariel, Givat Ze’ev, Oranit e due nella Valle del Giordano – sarà preso oggi in esame dalla Fifa. Il presidente Gianni Infantino è chiamato a dare una risposta alla richiesta presentata dalla Federazione Calcio della Palestina di impedire che i campionati di Israele si svolgano anche nelle colonie costruite, in violazione della legge internazionale, nei Territori palestinesi occupati. I palestinesi sollecitano il presidente Gianni Infantino a far valere lo statuto della Fifa che vieta a un membro di giocare nel territorio di un’altra federazione senza il suo consenso.

La decisione della Fifa dovrebbe essere comunicata in serata. Secondo le indiscrezioni che girano, Infantino cercherà di prendere tempo annunciando un provvedimento interlocutorio. Per questo il presidente della Federazione calcio palestinese Jibril Rajoub ieri ha annunciato che si rivolgerà al Tribunale arbitrale dello sport (Tas) se la Fifa non prenderà provvedimenti. «La continuazione delle attività dei club israeliani nelle colonie è una flagrante violazione delle leggi internazionali – ha detto – l’atteggiamento dell’Uefa e della Fifa è da condannare visto che Israele è un membro attivo di queste due associazioni». Proprio Rajoub l’anno scorso finì sommerso dalle accuse della sua gente per aver rinunciato, durante la riunione dell’assemblea della Fifa, alla richiesta di sospensione di Israele, accusato di praticare forti restrizioni ai movimenti dei calciatori e dei club palestinesi, in cambio di un accordo con il suo omologo della federazione israeliana che è poi stato rispettato solo in parte.

Israele nega le accuse e rimprovera ai palestinesi di aver dato vita a una “Intifada del pallone”, simile a quella di un anno fa. Però il mese scorso ad accusare Tel Aviv è stata anche una nota ong internazionale per i diritti umani, “Human Right Watch”, che in un rapporto dettagliato ha denunciato il peso che hanno i coloni e le loro colonie nel limitare il diritto allo sport dei palestinesi, in particolare nel calcio. Inoltre 66 parlamentari europei hanno inviato una lettera a Infantino in cui sollecitano il trasferimento in Israele dei club di calcio delle colonie ebraiche.