Nella tarda mattinata di ieri il capo di gabinetto Attilio Auricchio, gli uffici del dipartimento della Coesione e del ministero delle Infrastrutture hanno messo a punto gli ultimi elementi e chiuso l’accordo tra governo e giunta De Magistris sul Patto per Napoli. La firma dovrebbe arrivare la prossima settimana e non oggi, come ipotizzato, perché il sindaco e Matteo Renzi sono entrambi a Bari per il congresso Anci: un appuntamento tra loro non è stato fissato ma potrebbe essere l’occasione per allentare la tensione che durante la visita del premier a Napoli, il 12 settembre, era alle stelle.

Nelle ultime settimane la trattativa è stata serrata per fissare i contenuti. A bloccare l’accordo c’era la richiesta del comune di eliminare dal pacchetto i progetti coperti da fondi già stanziati ma non ancora spesi, in particolare l’ultimo tratto della metropolitana e l’abbattimento delle Vele di Scampia. I 308 milioni del patto saranno quindi fondi aggiuntivi e verranno impiegati per trasporti e acquisto di treni, messa in sicurezza degli edifici, infrastrutture, investimenti a Napoli est.

Si è passati dal muro contro muro a una convergenza totale nel giro di una decina di giorni. Da Palazzo San Giacomo sottolineano che si è trattato di un’azione progressiva: la richiesta di De Magistris all’Anci di farsi interprete della volontà del sindaco di incontrare il premier; la mediazione del presidente Sergio Mattarella; la manifestazione a Roma del 23 settembre, a cui ha partecipato anche il sindaco. Anche la campagna per il referendum deve aver convinto Renzi a cambiare atteggiamento.

A Napoli il Pd alle amministrative è andato malissimo, raccogliendo appena l’11%. I comitati per il Sì viaggiano spediti nel salernitano, ma nel capoluogo partenopeo non c’è lo stesso entusiasmo e lo stato maggiore bassoliniano è tutto arruolato nel fronte del No, con l’unica eccezione “tattica” di Antonio Bassolino. Per il No anche l’amministrazione arancione. Presentarsi con la penna pronta per la firma che sblocca i finanziamenti potrebbe servire a cambiare l’umore di una piazza difficile per Renzi, duramente contestato a settembre dagli insegnanti campani “deportati” al nord dall’algoritmo del ministero.

L’intesa raggiunta comunque non cambia il tono dei rapporti tra sindaco e premier. Ieri a Bari, a proposito dell’elezione di Antonio Decaro a presidente Anci, De Magistris ha sottolineato: «Deve sapersi staccare da quella che è la sua origine, senza rinnegarla. L’Anci deve essere autorevole e autonoma. Basta con le politiche che strangolano i comuni, mettono in difficoltà i territori e massacrano i cittadini. Sinora i governi liberisti hanno massacrato i comuni e soprattutto quelli del Sud».