Con la sua capacità di fare della moda un significato culturale e sociale, ha ragione Miuccia Prada quando dice che «gli abiti sono idee», nel senso che nascono da un’idea e soprattutto esprimono le idee di chi l’indossa. Ma nel vuoto delle idee, le parole tradiscono il pensiero. L’eurodeputato del Pd Alessandra Moretti ha rivendicato un nuovo stile delle donne in politica dichiarando: «Il nostro modo di fare politica è uno stile ladylike, uno stile che deve piacere». Al di là dell’inesattezza della traduzione (ladylike significa «da signora» e non «signora che piace»), la definizione della Moretti tradisce il pensiero della classe dirigente al potere. In fin dei conti, né Matteo Renzi né l’intero Pd (e neanche gli altri partiti) hanno mai presentato un progetto per la società italiana, e cioè con quali diritti, civili e individuali, vogliono costruire la nuova società italiana. Per questo, è oltremodo preoccupante che la Moretti dica che lo stile ladylike è il modello femminile che immaginano le donne del PD mentre imbellettano il potere maschile del loro gruppo.

Che conosca o meno il significato della citazione, è bene ricordare all’eurodeputata che nella moda quello stile è il risultato di un’idea estremamente conservatrice. Nato nell’America degli Anni 50, lo stile in questione è nato come reazione al New Look di Christian Dior del 1947 (che all’epoca appariva rivoluzionario perché metteva troppo in risalto la personalità femminile) ed è fatto di gonne a corolla strette in vita e lunghe sotto al ginocchio, tacchi bassi, maglioncini e twin set. Cioè, abiti rassicuranti, adatti agli stendini dei grandi magazzini americani il cui motto era «abbiamo abiti senza tempo, chic e sobri, alla moda ma non capricciosi» pensati per una clientela piccolo-borghese spaventata da qualsiasi sintomo di novità che potesse sconvolgere la placida vita familiare della provincia americana.

L’ambiente in cui ha avuto fortuna lo stile ladylike lo descrive bene Lontano dal paradiso, il film di Todd Haynes in cui Julianne Moore, casalinga americana che prende coscienza di sé dopo aver scoperto l’omosessualità del marito, trova nel suicidio l’unica via per liberarsi dai pregiudizi dell’ambiente in cui vive. Ad abbattere la ladylike ci hannopensato gi Anni 60, e soprattutto Yves Saint Laurent nel 1967, quando ha disegnato i costumi per Belle de jour di Louis Buñuel dove gli abiti di Catherine Deneuve, borghese annoiata in cerca di emancipazione, distruggono lo stereotipo della ladylike con la spinta alla ribellione alle regole che mortificano l’indipendenza femminile che poteva dare la giacca di un tailleur che, chiusa con il velcro, è facilmente apribile.

E quindi, peccaminosa. È vero che periodicamente la moda americana ripropone la ladylike, ma in quel paese farebbero di tutto per allontanare le donne dalla vita pubblica e politica. Che un esponente della sinistra di potere si vanti di adottare un tale stile, la dice lunga sull’idea che quella sinistra ha della società.

P.S. A proposito di femminilità delle donne in politica. Seppure una ragazza del secolo scorso, Rossana Rossanda, che ha avuto ruoli politici e culturali infinitamente più decisivi della Moretti, non ha mai sacrificato la sua femminilità. Lo testimoniano Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Umberto Eco che sulla preparazione politica e sulla femminilità della Rossanda hanno scritto pagine memorabili.

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