Duecentomila euro d’indennizzo e le scuse formali del ministro degli interni catalano. Dopo sei lunghi anni di battaglie Nicola Tanno, che aveva perso un occhio per colpa di una pallottola di gomma sparata dai Mossos d’Esquadra (la polizia catalana), chiude la sua vicenda giudiziaria vincendo su quasi tutti i fronti.

Nicola era arrivato a Barcellona nel maggio del 2010. Come racconta nel suo libro Tutta colpa di Robben (delle Edizioni Ensemble, che non gli hanno mai pagato i diritti), l’11 luglio Nicola viene centrato in piena faccia da una pallottola di gomma nella zona di Plaça d’Espanya mentre stava per entrare in un bar per celebrare la finale della coppa del mondo Spagna-Olanda. Se Robben avesse segnato, la Spagna avrebbe perso il mondiale, non ci sarebbero stati festeggiamenti, non ci sarebbero stati i mossos in tenuta antisommossa, non ci sarebbero stati spari di pallottole di gomma e Nicola sarebbe forse uno dei tantissimi anonimi italiani che vivono nella capitale catalana. Invece quel giorno la vita di Nicola cambiò per sempre. Tra il 2009 e il 2012, ben sette persone hanno perso un occhio per colpa delle pallottole di gomma sparate dai mossos. Oggi la Catalogna ha bandito per sempre quest’arma, ed è stato anche grazie a Nicola, che ha fondato l’associazione Stop Bales de Goma e si è battuto come un leone, intervenendo in commissioni parlamentari e raccogliendo adesioni per chiedere il bando, approvato ad aprile del 2014.

“Dal punto di vista personale, finalmente si chiude una fase dolorosa della mia vita,” racconta Nicola. Il processo è stato lungo. Due archiviazioni, puntualmente impugnate da Tanno. Dapprima la Generalitat negava ogni responsabilità, poi diceva di non essere in grado di identificare chi aveva sparato. Ma durante lo sciopero generale dal 2012, un’altra persona, Esther Quintana, perse un occhio. Stavolta il terreno era fertile, grazie alla mobilitazione di Stop Bales de Goma e alle proteste cittadine. E sulla scia di quel processo, anche Nicola riuscì a riaprire il suo caso. Ma senza il nome dei mossos, il processo penale era destinato a essere nuovamente archiviato.

“Avevo tre opzioni. Rischiare l’archiviazione, chiedere i danni in sede civile con un processo che si sarebbe trascinato anni. Oppure arrivare a un accordo con la Generalitat”. Nell’accordo Tanno, oltre all’indennizzo, chiedeva le scuse formali del governo catalano. “Non entro nel merito della quantità: quanto vale un occhio io non lo so”, dice Nicola. “Però per me sono importanti quelle scuse nella lettera del nuovo conseller (ministro, ndr) degli interni, che mi ha pure chiamato martedì per parlarmi. Non lo aveva fatto nessuno dei suoi tre predecessori. C’è una chiara volontà politica anche per loro di chiudere la vicenda pallottole di gomma”. Ma l’amarezza comunque rimane. “I poliziotti che hanno sparato a me e alle altre sette persone continuano a lavorare. Non gli hanno fatto niente. C’è stata una vergognosa omertà da parte del corpo”.

Ora però può iniziare a pensare ad altro. “Ci sono tante battaglie da fare, io sono militante dentro”. Intanto può laurearsi in economia e pensare a qualcosa di più gioioso: la sua bambina che nascerà a maggio. In un paese senza pallottole di gomma.