La dead line fissata dalla Ue per chiarire la manovra cade stasera, ma ieri il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha voluto raffreddare le tensioni: «Le lettere sono normali – ha detto – La Commissione fa il suo lavoro, non è il caso di drammatizzare né di minimizzare». Ma mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan torna a ripetere che la legge di Bilancio «non cambia» – intendendo che il deficit rimarrà fissato al 2,3% – dalle bozze che sono circolate ieri è emerso che qualche numero è stato modificato.

In particolare, si tratta di un aggiustamento di alcune coperture: come paracadute rispetto a eventuali minori incassi rispetto alla voluntary disclosure si sono previsti tagli ai ministeri e l’aumento di alcune accise. Lo stesso obiettivo della voluntary è stato abbassato da 2 miliardi a 1,6: e nel caso in cui non si realizzi «l’integrale importo» dal 10 settembre 2017 scatterebbe l’incremento delle accise, per un valore di 800 milioni, su prodotti energetici come benzina e diesel, alcol e bevande alcoliche, tabacchi lavorati. Altri 800 milioni verrebbero reperiti con tagli alla spesa dei dicasteri.

Nuove clausole di salvaguardia, dunque, nonostante esse siano espressamente vietate dal nuovo modello di legge di Bilancio? Quest’anno si sono evitate postando 15 miliardi di euro, ma sono slittate al 2018 e 2019. Con un possibile aumento monstre dell’Iva: l’aliquota al 10% salirebbe – se non si postassero l’anno prossimo altri miliardi – fino al 13%, e quella oggi al 22% addirittura al 25%; per subire poi un nuovo incremento dello 0,9% nel 2019, quindi fino al 25,9%.

Meccanismi che hanno fatto scattare le polemiche. Il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, ha osservato polemicamente che «la legge di bilancio vieta le clausole. La norma sarà di un altro Paese, che non appartiene all’Ue». Anche le opposizioni si sono scatenate e così in serata il ministero dell’Economia si è visto costretto a smentire i contenuti delle bozze in circolazione.

Ma una scappatoia in realtà ci sarebbe: se è vero che la nuova legge di bilancio elimina le clausole con aumenti automatici di tassazione, prevede però la possibilità di ricorrere a tagli automatici di spesa sui ministeri. Se quindi per la copertura alternativa della voluntary disclosure si ricorresse solo a questa voce, la legge sarebbe pienamente rispettata. Il governo potrebbe quindi muoversi in questa direzione, come confermato indirettamente dal viceministro dell’Economia Enrico Zanetti: «Non ci sarà nulla che non sia a norma di legge. Non una clausola è scattata finora e continueranno a non scattare mai».

Lo stesso premier Matteo Renzi, d’altronde, in mattinata, difendendo l’impianto della legge e ribadendo che non verrà cambiata, ha spiegato che il governo italiano «non sta chiedendo concessioni» alla Ue perché la manovra «è perfettamente legittima».

Tra le altre novità emerse – ma parliamo sempre di bozze – c’è il finanziamento dell’ottava salvaguardia esodati, finora dai confini sempre incerti: il governo l’avrebbe fissata a 27.700 persone garantite, anche se il ministro del Welfare Giuliano Poletti ieri mattina parlava di «circa 20 mila». Secondo la Rete dei comitati esodati, però, per chiudere definitivamente il capitolo si dovrebbe prevedere una garanzia per 34 mila ex lavoratori.

Il canone Rai viene ridotto l’anno prossimo a 90 euro, e sono riconfermate tutte le detrazioni per ristrutturazione, rafforzando quelle relative all’efficienza energetica per edifici condominiali e case popolari.

Tornando più nel dettaglio al discorso di Moscovici, il Commissario ha spiegato che le lettere inviate dalla Commissione Ue ai governi sono «elementi normali, naturali del nostro processo di dialogo con gli Stati membri. Il loro invio non pregiudica il risultato del dialogo e delle discussioni che abbiamo con gli Stati e non pregiudica neppure le tappe seguenti». «Quindi, non è il caso di drammatizzare – ha concluso – non bisogna né minimizzare, né esagerare. Vanno prese per quello che sono: la Commissione fa il suo lavoro».