Nel giro di pochi giorni due donne, appartenenti a due minoranze diverse, sono state uccise nelle loro case per mano della polizia americana.

A Muckleshoot, riserva indiana poco lontana da Seattle, la polizia ha sparato e ucciso una donna incinta di cinque mesi e già madre di due bambini piccoli, la 23enne Renee Davis, che da tempo soffriva di depressione. La polizia era stata chiamata da un amico della donna, preoccupato a causa di un suo messaggio che pareva contenere propositi suicidi.

Arrivata sul posto, nonostante la polizia potesse vedere attraverso le finestre i due bambini aggirarsi per casa, nessuno aveva aperto la porta. EntratI con la forza gli agenti avevano trovato Davis con una pistola in mano e, invece che impedirle di suicidarsi, hanno sparato ripetutamente.

«Ciò che è sconvolgente – ha dichiarato al Seattle Times la sorella adottiva della vittima – è che la polizia si era presentata per un cosiddetto ‘controllo benessere’, che serve per accertarsi che qualcuno stia bene e non commetta sciocchezze».

Al momento i due poliziotti, un veterano di otto anni assegnato alla riserva di Muckleshoot e il collega in servizio da tre anni nella stessa contea, sono stati messi in congedo amministrativo pagato, mentre gli investigatori stanno indagando sulle dinamiche che hanno portato all’uccisione della donna.

La notizia dell’omicidio ha causato proteste a Seattle e nel confinante Canada, #ReneeDavis è diventato un hashtag su Twitter, collegato a #SayHerName, dite il suo nome, hashtag con il quale si commemorano le vittime della violenza della polizia, per toglierle da un limbo nebuloso e restituire loro un’identità che il più delle volte le colloca tra le file di una minoranza etnica.
Secondo il Counted Project del Guardian, che si occupa di monitorare le sparatorie che vedono coinvolta la polizia, gli omicidi dei nativi americani per mano delle forze dell’ordine sono raddoppiati sia nel 2015 che nel 2016 e uno studio recente mostra come i nativi americani abbiano più probabilità di essere uccisi dalla polizia, di qualsiasi altro gruppo etnico negli Stati Uniti.

Questo omicidio segue di pochi giorni quello della 66enne afroamericana Deborah Danner, avvenuto anche questo nella casa della donna, nel quartiere newyorkese del Bronx. Anche in questo caso la donna presentava delle turbe, era schizofrenica, e la polizia si era presentata per scortarla in ospedale e farle ricevere cure adeguate. Qualcosa deve essere andato storto: avendola trovata armata di una mazza da baseball, i poliziotti non l’hanno immobilizzata ma le hanno sparato, uccidendola.

L’episodio ha generato dichiarazioni sdegnate da parte del sindaco Bill De Blasio, le indagini sono in corso ma anche in questo caso i due poliziotti sono stati messi in congedo amministrativo pagato. «Penso che si sia trattato di una situazione a cui la polizia ha reagito in modo molto individuale non seguendo i protocolli», ha detto il sindaco durante una conferenza stampa, rispondendo alla domanda su come la sparatoria potrebbe influenzare le relazioni tra polizia e cittadini, incrinandole ulteriormente.

Per i gruppi di pressione che spingono verso una riforma della polizia, la retorica del sindaco e del capo della Nypd, che ha definito questo omicidio «un fallimento» del suo dipartimento, non sono sufficienti per sanare la ferita tra la polizia e le comunità coinvolte in questi episodi che non accennano a terminare.

«Sindaco e capo della polizia hanno sottolineato che questo episodio è nato da una violazione del protocollo – ha dichiarato Yul-san Liem, co-direttore del Comitato Giustizia di New Yok – ma per noi la soluzione non sta nell’avere o meno un protocollo. Ciò che ci si aspetterebbe e che non avviene è l’incriminazione dei pubblici ufficiali che uccidono cittadini senza ragione. Il poliziotto che ha ucciso Deborah Danner quantomeno non dovrebbe ricevere uno stipendio, in questo momento».

Proprio in questi giorni a seguito di pressioni continue, con una mossa molto insolita, il dipartimento di giustizia ha sostituito la squadradi investigatori che stava indagando sul dipartimento di polizia di New York per l’omicidio di Eric Garner, afroamericano e disarmato, ucciso per strangolamento. Questa decisione dovrebbe rimettere in moto il caso che è in stallo ormai dal 2014 e, auspicabilmente, creare un precedente.