Nell’estate del 1997 prendeva il via, ai piedi del monte Fuji, il festival dedicato alla musica rock che nel corso degli anni sarebbe diventato una delle manifestazioni musicali più popolari dell’estremo oriente. Il Fuji Rock festival è arrivato quest’anno alla sua ventesima edizione, un’anniversario che come ogni anno è capace di attrarre una vastissimo pubblico di appassionati. Benché il nome contenga ancora il nome della prima location, il monte Fuji, dal 1999 il festival si svolge ogni anno nella località sciistica di Naeba nella prefettura di Niigata, spostamento probabilmente dovuto a questioni logistiche, al caldo torrido e anche a causa della prima disastrosa edizione che fu colpita e menomata da un tifone, con i Red Hot Chili Peppers sul palco in una performance che chi c’era ricorda ancora come storica. Proprio la band californiana sarà presente ed uno dei gruppi più attesi di questa edizione, nei tre giorni di svolgimento del festival, da oggi fino a domenica 24, i Red Hot Chili Peppers suoneranno domenica. Un’altra band che era presente nella prima edizione «ritornerà» quest’anno, si tratta dei Boredoms, gruppo metamorfico di noise rock psichedelico giapponese che nel corso della sua, ormai lunga, carriera è cambiato parecchio sia per composizione che nel tipo di musica prodotta.

Fra i nomi di richiamo internazionale ci saranno fra gli altri anche gli islandesi Sigur Rós, Beck, i Wilco, Ben Harper e moltissimi altri, l’organizzazione ha dichiarato che ci saranno ben 223 gruppi o musicisti che si esibiranno durante la tre giorni. Fra i gruppi giapponesi alla manifestazione ricordiamo almeno i Bo Ningen, esponenti di punta del noise-rock di casa, gli Ego Wrapping con le loro sperimentazioni a base di jazz e pop e le Babymetal, il gruppo di idol metal che da un paio di anni sta facendo parlare di se, nel bene e nel male. Proprio la partecipazione delle tre giovanissime cantanti ha fatto storcere il naso a molti che non vedono di buon occhio la partecipazione delle Babymetal ad una manifestazione rock, quando invece, sempre secondo i detrattori, dovrebbero partecipare a eventi legati al mondo «idol» a cui appartengono. Un’altra polemica, se vogliamo abbastanza collaterale ma che vale la pena di essere indagata qui perché ci dice molto di come viene vissuta la musica nel Giappone contemporaneo, è legata alla partecipazione di Aki Okuda ad un evento legato al Fuji Rock.

Okuda è uno dei giovani leader del SEALDs, il gruppo studentesco formatosi nel post-Fukushima per contrastare le nuove leggi sulla sicurezza volute dall’amministrazione del governo Abe, ebbene la partecipazione di Okuda ad una manifestazione musicale, la sua presenza è prevista all’Atomic Cafe, un evento contro il nucleare, non è andata giù a molti.

Le critiche piovute, come sempre principalmente via social network, sostengono che non bisogna politicizzare la musica o mischiare musica e politica, una presa di posizione abbastanza semplicistica visto che ignora che lo stesso Fuji Rock fin dalla sua prima edizione è sempre stato mosso ed animato da forti istanze ambientali e contro l’energia nucleare. Insomma questa piccola polemica sembra essere un altro tassello in quella coltre di oblio mediatico e di massa che distorcendo il passato recente dell’arcipelago lo vorrebbe edulcorare dimenticando storia, contrasti, lotte e dare un’immagine asettica delle arti, come se esse sgorgassero da una tabula rasa senza legami con le condizioni del periodo.

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