Ormai dalla scorsa primavera le popolazioni Lakota, attualmente con più di 6.000 nativi americani arrivati da diverse aree del Paese, sono accampati a Standing Rock, in Nord Dakota, per difendere le loro terre ancestrali dal mega oleodotto di 300km di lunghezza, voluto da governo e multinazionali in violazione dei trattati firmati in difesa delle terre indiane, che metterà a repentaglio le falde acquifere e le loro stesse vite, assieme a quelle delle generazioni future.

In questo momento drammatico in cui il Ku Klux Klan festeggia l’avvento del nuovo presidente Donald Trump, le popolazioni indigene sono precipitate nel terrore di nuovi Wounded Knee, nuove repressioni, nuovi massacri, nuove deportazioni contro i pacifici protettori dell’acqua riunitisi a Standing Rock.

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Lauren Howland del gruppo Jicarilla Apache sfida la polizia a Standing Rock (foto Jenni Monet/PBS)

 

PROTESTE DECISE ma pacifiche, a cui il governo ha finora risposto in modo repressivo e violento, con l’utilizzo di cani da combattimento, cannoni ad acqua, proiettili di gomma che hanno causato decine di feriti gravi e l’arresto di innumerevoli attivisti.
Ora nell’area sono arrivati anche centinaia di Veterani Nativi, che hanno messo per anni la loro vita in gioco per l’America e che ora lo fanno per difendere le proteste a difesa di questa terra. Dopo aver assistito ai brutali metodi utilizzati dalla polizia nei confronti dei nativi americani di Standing Rock, un centinaio di veterani statunitensi, appartenenti al corpo dei marines, hanno deciso di unirsi alle proteste degli indiani per difenderli dagli attacchi ingiustificati della polizia. Essi affermano: «Siamo veterani delle forze armate degli Stati uniti e chiediamo ai nostri compagni veterani di mettere assieme una milizia disarmata allo Standing Rock Indian per il 4 dicembre, per difendere i protettori dell’acqua dalle aggressioni e dalle intimidazioni messe in atto dalla polizia».

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Gli ex soldati hanno affermato anche di essere disposti a beccarsi un proiettile pur di difendere la causa indiana. Indosseranno le loro vecchie uniformi militari, ma anche giubbotti antiproiettile e maschere anti-gas, sapendo che la polizia sparerà lacrimogeni contro di loro. L’ex marine Michael Wood, ha anche aggiunto: «Questo Paese sta reprimendo la nostra gente. Se vogliamo essere davvero quei veterani che il nostro Paese ammira, allora è nostro dovere difendere la Costituzione dai nostri nemici interni che non la rispettano».

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La Guardia nazionale a difesa del Dakota Access Pipeline (foto Jenni Monet/PBS)

 

PROPRIO IL 4 DICEMBRE sarà infatti il giorno in cui è previsto lo sgombero del grande accampamento e l’arresto di tutti coloro che si opporranno. L’esercito è già sul luogo, pronto a intervenire con gli stessi carri armati speciali utilizzati in Iraq. I protettori dell’acqua non sono disposti a fare un passo indietro, quindi si rischierà una vera carneficina.
Per supportare le popolazioni native, il 27 novembre c’è stata una mobilitazione a Standing Rock culminata in un concerto a cui hanno partecipato Jackson Browne, Bonnie Raitt, la band John Trudell Bad Dog, Quiltman, Mark Shark, Ricky Epstein, Jane Fonda, Heather Rae Sage e molti altri.

Dal carcere di Coleman, Florida, il prigioniero politico Leonard Peltier, da 41 anni dietro le sbarre, ha scritto una lettera di sostegno alla nuova resistenza indigena di Standing Rock.