Amal Kaawash, cantante e disegnatrice palestinese, arriva per la prima volta in Italia, in concerto con Jussur Project. Amal in arabo vuol dire speranza, Jussur significa ponti.

Dalla combinazione dei nomi dei protagonisti (Amal Kaawash e Jussur Project), nasce “Ponti di speranza”, due giorni a Roma dedicati ai/lle profughi/e, promossi da “Cultura è Libertà”, in collaborazione con Transform Italia.

Il 16 settembre, Amal Kaawash, dalle 17.30 alla Casa internazionale delle donne, presenterà il personaggio da lei creato, Meiroun (nome del villaggio da cui nel 1948, la Nakba, la sua famiglia venne cacciata): bambina dalle lunghe trecce, che aspira alla libertà della Palestina e di tutte le donne del mondo.

Il suo racconto si intreccerà con quello di Andrea Costa, del centro Baobab, mentre Helmi M’hadhbi, creatore del Jussur Project, coordinerà il laboratorio aperto “In cerca di un futuro migliore”, a cui parteciperà un gruppo di profughi del Baobab: viaggio musicale nel mondo variopinto delle culture, con il coinvolgimento dei partecipanti alle prese con strumenti di varia tipologia e provenienza.

Il 17 settembre, all’Auditorium Seraphicum (via del Serafico 1, Roma) dalle 21, la straordinaria voce di Amal Kaawash sarà al centro del concerto/spettacolo con il quartetto Jussur Project. Helmi M’hadhbi, lo definisce «un affascinante viaggio visivo e sonoro passando per quattro continenti: Africa, America, Asia ed Europa».

Gli artisti di Jussur Project provengono infatti dalla Tunisia Helmi M’hadhbi, suonatore di Oud; da Cuba Angel Ballester al Sax, flauto e clarinetto; dall’India Sanjay Kanza Banik alle Tabla indiane e percussioni. A loro si aggiungeranno la danza e le letture palestinesi di Dalal Suleiman, italiana di origini palestinesi.

Biglietto di ingresso: 10 euro. Biglietteria aperta il 17 dalle 19.30. Il ricavato andrà a borse di studio, presso il Conservatorio musicale di Saida, per due giovani palestinesi, volontarie nel campo profughi Burj al Shemali, nel sud del Libano. In cooperazione con le associazioni Assumoud e Ulaia, che lì operano.

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