Secondo i ragazzi e le ragazze di Podemos, socialisti, popolari e «popolari dipinti d’arancione», ovvero Ciudadanos, hanno una paura clamorosa di queste elezioni. Come già accaduto dopo il 20 dicembre, però, il rischio di un risultato che non permetta un governo di un solo colore è di nuovo altissimo.

Per questo si giocherà tutto su alleanze possibili e a determinarne l’esito saranno soprattutto le volontà dei socialisti, ad oggi unico partito a non aver annunciato nessuna preferenza in termini di accordi di governo.

Il rischio di una sconfitta da parte dei socialisti superati da Unidos Podemos – però – viene data per certa da molti sondaggi e potrebbe costituire il dato «storico» del 26 giugno. La situazione è paradossale: il Psoe non ha annunciato ancora nessuna alleanza, nonostante i tanti richiami giunti da Podemos.

Ieri Pedro Sánchez ha chiuso la campagna elettorale a Siviglia, accompagnato da Susana Díaz, presidente del partito in Andalusia e da tempo considerata la futura numero uno. I due si sono concentrati soprattutto sulla richiesta di evitare «il sorpasso» da parte di Unidos Podemos, che di fatto è anche l’unica forza che chiede con insistenza un’alleanza anti Pp.

Vedremo domani che scelta faranno i socialisti, dopo un esito elettorale che potrebbe anche essere catastrofico. La leadership punta tutto su quella percentuale di indecisi (un 30% secondo i sondaggi) che come alle scorse elezioni ha deciso solo all’ultimo chi votare. Ciudadanos, dal suo punto di vista, ha già invitato popolari e socialisti a sedersi intorno a un tavolo a cominciare dal 27 giugno.

Gli arancioni, una sorta di costola del Pp, tendono una mano ai popolari, ma non a Rajoy. Il leader del partito, Albert Rivera, ha già detto molte volte di essere disposto a trattare con il Pp, solo in caso di un cambio al vertice. E proprio Mariano Rajoy ieri ha avuto una giornata complicata: in mattinata come primo ministro di transizione ha dovuto compiere un discorso ufficiale alla luce del Brexit per rassicurare cittadini e imprese spagnole.

Ha invitato tutti a stare «tranquilli» cercando di placare le preoccupazioni dovute all’uscita di Londra dalla comunità politica europea. E poi ha chiuso la campagna a Madrid al palazzo dello sport, in grande affanno a causa dello scandalo che ha coinvolto il suo ministro dell’interno.

Ciudadanos ha invece concluso il percorso elettorale nella capitale, in piazza dell’Opera. Parecchia gente, per un movimento conservatore guidato dal giovane Albert Rivera. Il leader di C’s sa bene di poter essere – in teoria – l’ago della bilancia. Per lui le prospettive possibili sono due: un governo con i popolari (con qualcun altro al posto di Rajoy) con l’astensione dei socialisti, o addirittura un accordo proprio con il Psoe.

Incredibile, se si considera la natura fortemente reazionaria di questa formazione politica. Non a caso Rivera nel suo discorso ha rimarcato la posizione decisiva del proprio partito nel futuro assetto di governo.