Stasera c’è in tv il primo dibattito tra i sette candidati alle primarie della destra (e del centro), il primo di tre appuntamenti in vista del voto del 20 e 27 novembre (primo e secondo turno). Nicolas Sarkozy e Alain Juppé, i due principali contendenti, dovranno parare anche i colpi degli altri cinque, l’ambizioso Bruno Le Maire, i rancorosi Jean-François Copé e François Fillon, oltre alla spiazzante Nathalie Kosciusko-Morizet (più centrista) e il quasi sconosciuto Jean-Frédéric Poisson, che contro i rivali tutti Républicains difende i colori del Partito demo-cristiano. Tra i cinque Républicains uomini volano i colpi bassi, tra insinuazioni sulle pendenze giudiziarie (contro Sarkozy) e sull’età avanzata e il troppo tempo passato in politica (contro Juppé). Le primarie della destra sono pero’ molto importanti: visto lo stato della sinistra, è diffusa la convinzione che il 27 novembre la Francia avrà il nome del prossimo presidente (che, sempre stando alla rassegnata accettazione, dovrà vedersela al ballottaggio con Marine Le Pen). Per questo, numerosi elettori di sinistra si apprestano a partecipare a queste primarie, pronti a firmare una dichiarazione di adesione ai “valori” della destra. L’obiettivo è di pesare a favore di Juppé, giudicato meno pericoloso, per evitare Sarkozy, che ha scelto di fare una campagna molto a destra, sperando di attirare il voto degli elettori del Fronte nazionale.

È una Francia depressa, che vede una realtà più nera di quella esistente (secondo uno studio pubblicato ieri da France Stratégie), che crede di stare peggio di prima anche se i dati dicono il contrario, che si prepara ad assistere a uno scontro Sarkozy-Juppé che rischia di assomigliare sotto certi aspetti a quello Trump-Clinton. A poco più di sei mesi dalle presidenziali, c’è un vero problema politico – la confusione e la rassegnazione a sinistra – unito a uno scadimento del livello del dibattito e delle proposte. A destra, c’è comunque un’unità di posizioni sulla scelta ultra-liberista, l’unica idea condivisa è di resuscitare la Thatcher nel XXI secolo. Per Hollande, che ogni giorno fa un piccolo passo in più verso la candidatura, “se si radica l’idea che per evitare l’estrema destra, bisogna votare per la destra, ebbene a questo punto non ci sarà più sinistra” (intervista uscita ieri sul NouvelObs). In un libro che esce oggi (scritto da due giornalisti di Le Monde), frutto di lunghe ore di conversazioni con il presidente, Hollande afferma: “Vorrei che almeno dicessero che sono stato coraggioso”. Però l’intervista di bilancio-programma e i contenuti del libro (giudicato un passo falso dai residui sostenitori del presidente) sono già travolti dal chiacchiericcio mediatico, fomentato dall’ex Valérie Trierweiler, che ieri ha diffuso un vecchio sms come prova che Hollande ha definito i poveri dei “senza denti”.