Dal fronte del lavoro arriva qualche buona notizia, ma ne arrivano anche di pessime. Ieri il ministero del Welfare, guidato da Giuliano Poletti, ha fatto sapere che di concerto con il dicastero dell’Economia sono stati stanziati i primi 400 milioni necessari per il rifinanziamento della cig in deroga, da mesi gravemente in ritardo. Intanto però l’Ncd – partito nemico dei diritti del lavoro – con l’alfiere Maurizio Sacconi torna all’attacco dell’articolo 18, e ribadisce che si dovrà modificarlo quando il Jobs Act approderà in discussione alle camere.

«È stato firmato – spiega una nota del Welfare – il decreto interministeriale del ministero del Lavoro e del ministero dell’Economia, con il quale viene autorizzata la spesa di 400 milioni per consentire il pagamento integrale delle somme ancora dovute ai titolari dei trattamenti di cig e mobilità in deroga, per il periodo fino al 31 dicembre 2013 e le prime quote per il 2014».

«Nei prossimi giorni – conclude il comunicato – il ministero del Lavoro individuerà risorse per ulteriori 400 milioni da destinare al pagamento dei trattamenti di cig e mobilità in deroga per l’anno 2014, definendo, nello stesso tempo, i criteri per l’utilizzazione di entrambi gli strumenti».

Dunque potrebbero a breve essere disponibili ulteriori 400 milioni, oltre quelli già stanziati, per complessivi 800: lo stesso ministro Poletti, confermando un allarme lanciato dai sindacati, aveva parlato di «un miliardo» come cifra necessaria. Insomma, ci siamo quasi. I confederali, che hanno già in programma dei presidi il 22 e 24 luglio proprio per sollecitare interventi urgenti, certamente avranno interesse a vigilare.

Ed ecco le note dolenti: il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Sacconi, ha mostrato di non aver abbandonato l’idea di smantellare l’articolo 18. Ieri diversi emendamenti sono stati presentati proprio durante i lavori della sua commissione, ma proprio perché il tema è “caldo” non si è voluto trattare l’articolo 4 del provvedimento, che contiene le varie forme contrattuali e appunto l’eventuale intervento sull’articolo 18. «In qualunque momento la commissione è pronta ad andare in Aula – ha detto Sacconi – Appena c’è un slot, noi ci siamo», che poi sull’articolo 4 ha aggiunto: «in una seduta» si discute. Come dire, basterebbe poco.

Poi la solita tirata ideologica, contro le tutele: «Invito il governo ad avere ancor più coraggio nella semplificazione della regolazione del lavoro dopo i decenni della complessità imposta dall’ideologia di classe –ha detto l’ex ministro del Lavoro – È giunta l’ora di cambiare il contratto a tempo indeterminato rendendolo più conveniente, perché più certo e più flessibile, ai datori di lavoro».

Un emendamento del governo è stato presentato per la modifica dei contratti di solidarietà, resi «più flessibili», permettendo assunzioni a fronte delle riduzioni di orario. Un altro sulle dimissioni in bianco, altri su reddito minimo di inserimento e sostegno ai disoccupati.