Il primo giorno di scuola del governo è passato all’insegna del negare, sminuire, rimuovere le ragioni che hanno portato il Veneto del leghista Zaia e la puglia del democrat Emiliano a ricorrere alla Corte costituzionale contro la «Buona Scuola». Per il presidente del Consiglio Renzi e la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini non vanlgono le ragioni del referendum indetto da Civati (Possibile) contro il «preside manager» o quello che il movimento della scuola ha annunciato dall’assemblea di Bologna del 6 settembre per il 2017. E nemmeno la manifestazione unitaria dei sindacati prevista a Roma per ottobre e figuriamoci l’opposizione di tutte le organizzazioni studentesche che saranno in piazza il 9 ottobre. Per Giannini i sindacati che contestano il verso aziendalista della riforma della scuola «hanno letto un’altra legge».

«Il referendum non ci riguarda» e «i sindacati fanno il loro mestiere». Per Renzi avere puntato una pistola alla testa agli oltre 7 mila docenti assunti «in fase B» e costretti a emigrare dal sud al Nord non è un problema. Così come non lo sarà il fatto che i 55 mila che saranno assunti entro novembre «in fase C» potranno avere benefici negati agli altri che hanno un punteggio superiore dei colleghi. Senza contare l’anomalia di coloro che sono stati assunti sul sostegno e non sulla materia che hanno insegnato fino ad oggi. «Il tempo è galantuomo e dimostrerà che la Buona Scuola non era il mostro paventato. Il 97% dei docenti ha accettato il ruolo che gli è stato proposto e quest’anno avranno 500 euro netti per acquistare libri, biglietti per teatri e concerti».

Se Salvini (Lega Nord) si limita a mandare un «vaffa» a Renzi, più circostanziata è la reazione di Beppe Grillo e del Movimento Cinque stelle. «Il piano assunzioni è un flop – sostiene M5S parlamento – Il numero delle supplenze annuali resterà sostanzialmente invariato con la conseguenza di gettare le scuole nel caos e di lasciare senza risposte 100 mila precari indispensabili per il funzionamento dell’istruzione». Il Codacons ricorda la stangata di stagione che le famiglie dovranno subire acquistando i libri di testo: ai 500 euro a studente va aggiunta una spesa dai 280 a 600 euro per dizionari e altro. L’associazione dei consumatori promuove una campagna per lo scambio dei libri gratis.