Dice con orgoglio “chichinscì se lavura” (qui si lavora). Un classico borbottato nei secoli dei secoli, una sorta di biglietto da visita per tutti i “forestieri” che sbarcano a Milano. Il sindaco Beppe Sala, dopo aver dispensato saggi consigli al governo per proseguire la legislatura fino al 2018, ieri ha nuovamente dialogato a distanza con Palazzo Chigi per elogiare il ministro degli Interni Marco Minniti che vuole far svolgere lavori socialmente utili ai profughi che chiedono asilo in Italia. Su base volontaria e senza compensi, questione che ne aprirebbe un’altra non di poco conto perché il lavoro dovrebbe essere sempre pagato. Ma tant’è.

“Un po’ già lo stiamo facendo – si è vantato Beppe Sala – io penso che quello debba essere il punto di arrivo”. Segue cartolina: “Milano è accogliente ma è una città che chiama poi al dovere, il lavoro è un dovere ed è il comune denominatore milanese, quindi sono senz’altro d’accordo con il ministro Minniti”. Più ruvido il parere di Stefano Parisi, consigliere comunale del centrodestra a Palazzo Marino e aspirante leader nazionale: “Loro già costano, al nostro paese, 35 euro al giorno, quindi è giusto che lavorino e si diano da fare, invece di bivaccare nei parchi”. Stefano Parisi ha in mente il modello tedesco, anche Milano del resto è a sud di qualcosa: “Servono norme di flessibilità perché possano essere utilizzati in modo rapido, imparino l’italiano e l’educazione civica secondo lo stesso modello che c’è in Germania, dove si chiama Lavoro per 2 euro, che vanno ad integrare i 35 euro che noi già spendiamo per vitto e alloggio”.

L’esperimento è già stato avviato in città a partire dallo scorso ottobre. Sono stati dieci appuntamenti domenicali, coordinati dall’assessorato alle Politiche sociali di Pierfrancesco Majorino, in cui alcuni richiedenti asilo su base volontaria hanno dato una mano ad alcune associazioni impegnate in lavori di pubblica utilità. Raccogliere foglie nei parchi e pulire alcune aree verdi, cancellare i graffiti dai muri (il cleaning day del 13 novembre) e portare i pasti caldi agli anziani. Circa cento stranieri hanno partecipato all’iniziativa-spot che si è conclusa alla fine dell’anno scorso. Secondo le intenzioni dell’assessore, questa esperienza sarebbe servita per “rafforzare il legame che già esiste tra i migranti e i quartieri in cui vivono”. Sono rimaste alcune foto che ritraggono i migranti sorridenti nei parchi con le scope in mano.