Che i posti a disposizione dei migranti fossero ormai agli sgoccioli al Viminale è stato chiaro fin da domenica ma gli ultimi arrivi – più di seimila fino a ieri sera – hanno spinto il ministero a correre ai ripari inviando una nuova circolare ai prefetti con la richiesta di reperire al più presto almeno altri 8-9 mila posti letto. Secondo i tecnici del dipartimento immigrazione i rifugiati dovranno essere smistati tra le varie province, ognuna delle quali dovrà attrezzarsi a ospitarne un centinaio con l’unica eccezione di quelle siciliane, che oggi sopportano il peso maggiore dell’accoglienza. E proprio a Palermo e a Catania si è recato ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano per un punto con i prefetti i cui si è parlato di sbarchi ma anche di Muos, il sistema radaristico che gli americani vorrebbero realizzare a Niscemi, in provincia di Caltanissetta.
Le buone condizioni del tempo di questi ultimi giorni hanno incentivato sempre più le partenze dalla Libia pur non risparmiando nuove tragedie come dimostrano i dieci migranti morti nel naufragio avvenuto domenica subito dopo essere partiti dalla Libia. Per fortuna c’è anche qualche buona notizia, come la bambina nata sulla nave Bettica della Marina militare e battezzata dall’equipaggio Francesca Marina. La mamma, una donna nigeriana, aveva iniziato ad avere le contrazioni subito dopo essere stata tratta in salvo dal barcone sul quale viaggiava e ha dato alla luce la bambina dopo otto ore di travaglio.
La frequenza degli arrivi conferma comunque che si sta preparando una stagione durissima. Situazione che, al di là delle tante parole spese finora, l’Italia rischia di dover continuare ad affrontare da sola. Ed è proprio quello che il ministro degli Esteri Palo Gentiloni ha ricordato ieri nel corso di un colloquio telefonico al commissario Ue per l’Immigrazione Dimitri Avramopoulos. «Un’emergenza europea non può continuare ad avere risposte solo italiane», ha detto il responsabile della Farnesina chiedendo che Bruxelles si decida finalmente a compiere «passi concreti». E’ probabile che una risposta alle richieste italiane non arriverà – ammesso che arrivi davvero- prima del 13 maggio prossimo, quando proprio Avramopoulos presenterà la nuova agenda dell’Ue sull’immigrazione. A Gentiloni il commissario europea ha assicurato che tra i contenuti ci sarà anche una attenta analisi dell’intensificarsi dei flussi migratori, che dovrebbe tradursi in una più equa spartizione dei migranti tra gli Stati europei. Un punto che era stato sottolineato anche la scorsa settimana nel corso della plenaria sull’immigrazione tenuta nella sede di Strasburgo del parlamento europeo, durante la quale il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha anche criticato l’Italia per aver chiuso la missione Mare nostrum. Perché ciò avvenga, perché i migranti non restino più solo in carico all’Italia, servirebbe però rimettere mano al regolamento di Dublino III e bisogna vedere se il Consiglio europeo sarà d’accordo. E sempre dal Consiglio europeo dipende anche la possibilità, annunciata come cosa fatta, di triplicare il budget a disposizione di Triton, che passerebbe così da 3 a 9 milioni di euro al mese. In ogni caso l’aumento dei finanziamenti richiede ancora tempo. «La Commissione europea spera di presentare un emendamento al budget a Consiglio e Commissione per metà maggio e speriamo che possa essere adottato molto velocemente», ha spiegato ieri la portavoce dell’esecutivo Ue, Natasha Bertaud.
Aspettando che l’Europa si decida a battere un colpo, giovedì si terrà al Viminale il previsto incontro tra governo, Regioni e Comuni proprio per decidere i nuovi interventi sull’accoglienza dei mgranti. Alfano sembra intenzionato a forzare il muro alzato da Veneto e Lombardia – le due regioni a guida leghista e ribadito anche ieri dal governatore della Lombardia Roberto Maroni. «Noi abbiamo fatto come Italia una battaglia e stiamo ottenendo i primi risultati sulla equa distribuzione in Europa – ha spiegato Alfano da Palermo -. Se l’equa distribuzione deve esserci tra i 28 Paesi europei è chiaro che ci deve essere prima tra le Regioni italiane».