Assalto al congresso di Alternative für Deutschland, il partito della destra anti-islamica e filo sovranista. Metà dei dimostranti all’esterno della Fiera, a due passi dall’aeroporto, sono stati fermati o arrestati dalla polizia presente in assetto anti-sommossa. Ieri alle 9 i duemila delegati di Afd erano convinti di poter entrare in sala per l’inizio dei lavori. Invece hanno trovato ad attenderli oltre un migliaio di manifestanti che scandivano in coro lo slogan «I profughi possono restare, i nazisti se ne devono andare».

Obbiettivo immediato della protesta: occupare l’autostrada e i parcheggi. Per un paio d’ore un migliaio di poliziotti ha dovuto fronteggiare una situazione potenzialmente esplosiva. Da un lato la «protezione» dei congressisti in arrivo, dall’altro il «contenimento» dei contestatori come fa un pastore con il gregge. Alla fine, spray al peperoncino sparato negli occhi dei giovani in prima linea e gli idranti ad alzo zero nei confronti di chi accendeva fumogeni con il volto travisato. Per chi è fermato dagli agenti scattano le fascette da elettricista ai polsi. «Così abbiamo bloccato circa 400 facinorosi che lanciavano pietre agli agenti», commenta al termine della difficile giornata il portavoce della polizia di Stoccarda, Lambert Maute, «Non risultano, al momento, feriti negli scontri all’esterno della Fiera, con l’eccezione di alcune segnalazioni di problemi agli occhi dovuti all’effetto dello spray irritante».

Solo in tarda mattinata il congresso Afd ha potuto rispettare i tempi previsti. Ma la manifestazione di Stoccarda segna il punto di non ritorno rispetto alla necessità di contrastare il fenomeno xenofobo in Germania. Era esploso clamorosamente il 13 marzo nelle urne di tre Land chiave della Bundesrepublik. E i sondaggi continuano a indicare in ascesa Afd non più solo nei «feudi» tradizionali come la Sassonia. Da Stoccarda arriva la prima vera reazione proprio nel momento in cui la nuova destra si «struttura» per il salto di qualità. Una risposta di piazza, una sfida aperta, un argine contro l’indifferenza. Del resto, proprio nella capitale sveva le assise di Afd sanciscono il passaggio dalla rivolta sociale all’assalto alle istituzioni federali. Tuttavia, rimane da risolvere il problema di come tenere insieme rigurgiti neonazisti, spontaneismo xenofobo e doppio petto televisivo. Dal congresso di Stoccarda deve uscire la piattaforma finale di Afd per le elezioni al Bundestag 2017. E insieme la scelta ideologica sull’Europa: con il Front National di Marine Le Pen fino in fondo?

Alla vigilia il programma politico Afd è condensato in 74 pagine infarcite di richiami nostalgici alla Repubblica federale di Adenauer e Kohl, come contraltare alla Germania dei profughi di Angela Merkel. Non mancano i drastici proclami contro Ue e euro, così come l’obiettivo di proclamare illegale una volta per tutte la religione islamica. Infine spicca il richiamo identitario di Afd al «partito della piccola gente», irriducibile al sistema dei partiti nella Germania riunificata.

I vertici di Afd sognano la Terza repubblica tedesca fuori dall’Europa e dentro il perimetro del Reich millenario. Frauke Petry, 40 enne, leader della destra, non perde occasione di ribadire: «L’islam non appartiene alla Germania. La concezione politica praticata nelle moschee non corrisponde alla costituzione tedesca». È l’antitesi di Mutti Angela che da brava protestante legifera per la prima volta l’integrazione dei migranti. E Beatrix von Storch, plenipotenziaria Afd nella «rossa Berlino», si spinge più in là: «L’islam è un’ideologia politica che mira da sempre alla conquista dello Stato».

Un incubo per gli oltre 4 milioni di musulmani con passaporto tedesco. «Dopo Hitler è la prima volta che un partito politico tedesco discredita un’intera comunità religiosa» replica Aiman Mazyek, massimo esponente del Consiglio centrale dei mussulmani tedeschi.