Il presidente russo Vladimir Putin ha colto la palla al balzo per rispondere con estrema gentilezza alla decisione di Obama di sanzionare la Russia, attraverso l’espulsione dei diplomatici russi.

Contrariamente a quanto era parso suggerire il ministro degli esteri di Mosca, Sergei Lavrov, Putin ha invece deciso di rispondere con candore a un attacco che pareva poter creare le premesse per una clamorosa crisi internazionale.

Putin in questo caso ha usato una buona dose di saggezza; anziché reagire in modo muscolare, ha preferito fare gli auguri di buon fine d’anno a Obama, al popolo americano, al neo eletto presidente Trump, invitando i diplomatici americani a trascorrere la serata del 31 dicembre ai ricevimenti ufficiali russi. Il leader del Cremlino, d’altronde, è forte degli attestati di amicizia di Trump e delle certezze garantite dalla futura amministrazione. Basti pensare al ruolo di segretario di Stato, per il quale Trump ha ingaggiato Rex Tillerson, amico e già socio in affari proprio con Putin.

«È UN RAMMARICO che l’amministrazione del presidente Obama stia finendo il suo lavoro in questo modo, tuttavia, mi voglio felicitare con lui e i membri della sua famiglia, per l’avvento del nuovo anno», ha detto il leader russo in un comunicato. «Auguri anche al presidente eletto Trump e a tutto il popolo americano!». Vladimir Putin ha usato cordialità ed esperienza: sa bene che tra poco con Trump alla Casa bianca la situazione sarà differente; dopo anni di scontri e guerre per procura in giro per il mondo, Putin ha deciso di non concedere a Obama neanche un’ultimissima soddisfazione, rispondendo con sarcasmo all’ultima decisione presa dal presidente uscente.

PUTIN E OBAMA si sono contrapposti su fronti avversi per tutta la durata del mandato obamiano: dalla Siria all’Ucraina, la situazione è spesso parsa vicino all’orlo di una degenerazione letale. Putin ha respinto l’attacco a est della Nato manovrata dagli Usa in Ucraina, è sceso ampiamente in guerra al fianco di Assad, ha lavorato in modo determinato sul fronte diplomatico asiatico (nei resoconti di fine anno la stampa russa ha sottolineato il successo del recente «riavvicinamento economico» con il Giappone, fermo restando l’alleanza politica con la Cina), ma ha dovuto subire pesanti ripercussioni. La Siria ha esposto Mosca agli attentati terroristici e al ginepraio di relazioni internazionali, comprese quelle con il Sultano Erdogan, mentre l’Ucraina ha provocato le sanzioni, volute dagli Usa e appoggiate inizialmente da tutta l’Europa.

QUEST’ULTIMA MOSSA DI OBAMA, insieme alle gravi accuse di aver addirittura interferito nelle elezioni americane, è apparsa come l’ennesimo tentativo di fissare su Putin l’emblema del nemico della sua eredità in politica estera e l’ennesimo tentativo di sgambetto interno al neo presidente Trump.

Putin sicuramente avrà anche notato che le parole di Obama sono arrivate proprio nel giorno dell’annuncio della tregua ufficiale in Siria, accettata anche da salafiti, per quanto senza la componente qaedista. «Non vogliamo creare nessun problema ai diplomatici americani. Non espelleremo nessuno», ha quindi specificato ieri il presidente russo in una dichiarazione, postata sul sito web del Cremlino. Putin ha smentito che la Russia adotterà misure proporzionali a quelle prese dagli Usa. Affermazioni che contraddicono quanto detto in precedenza dal ministro degli esteri Lavrov, che aveva parlato dell’espulsione di 35 diplomatici, un numero pari a quello dei diplomatici russi espulsi dagli Usa. La Russia- ha precisato Putin – si «riserva il diritto» di rispondere agli Stati uniti ma senza gesti irresponsabili.

PUTIN HA CRITICATO le decisioni di Obama: «Riteniamo come ostili i nuovi passi dell’amministrazione uscente americana nonché mirati a minare ulteriormente i rapporti fra Mosca e Washington». «Tutto ciò – ha sottolinea Putin – contraddice gli interessi principali del popolo russo e americano». «Tenendo conto delle speciali responsabilità della Russia e degli Usa per garantire la sicurezza globale, ciò – ha concluso – provoca danni all’intero sistema dei rapporti internazionali».

Proprio Lavrov in precedenza era stato ben più duro: Serghei Lavrov. «L’amministrazione uscente di Barack Obama sta accusando la Russia di tutti i peccati mortali e sta cercando di dare la colpa a noi per il fallimento delle sue iniziative di politica estera».