Chi avrà maggiori vantaggi dall’offensiva monetaria di 60 miliardi al mese del quantitative easing della Bce? Mario Draghi ha annunciato ieri a Nicosia che l’operazione durerà “almeno fino a che l’inflazione raggiunga il nostro obiettivo, un’inflazione vicina ma inferiore al 2%”, cioè potrebbe andare al di là del settembre 2016, data evocata lo scorso gennaio e quindi andare oltre i 1140 miliardi previsti in un primo tempo. La Bce comprerà in maggioranza titoli di stato, sul mercato secondario (per statuto non puo’ comprare direttamente, perché l’intervento sarebbe assimilato a un aiuto agli stati), intorno ai 40 miliardi al mese. L’allocazione di questo bazooka, che dovrebbe operare da stimolo per l’economia europea, è già stabilita: dipende dalle quote che ogni paese possiede nella Bce e deve rispettare la regole del tetto massimo del 33% del debito del singolo stato e del 25% del titolo specifico emesso. L’operazione di ingegneria finanziaria dovrebbe avere come effetto una diminuzione del costo del denaro attraverso un ulteriore calo dei tassi di interesse e una svalutazione dell’euro rispetto alle altre monete, dollaro in testa. Una svalutazione del 10%, per esempio, per l’Italia si traduce in un potenziale aumento del pil dello 0,4%.

La Germania ha puntato i piedi fino all’ultimo contro il quantitative easing, ma ne sarà uno dei principali beneficiari. Questo dipende automaticamente dal peso della partecipazione tedesca nel capitale della Bce. Ma anche dal fatto che l’economia tedesca è in migliore salute di quella dei partner. L’operazione di QE “non convenzionale” ha lo scopo di scuotere il sistema, sostituendosi per un certo periodo alle banche, che, timorose, sono reticenti a prestare a imprese e famiglie. L’effetto dell’offensiva monetaria di Draghi, pero’, potrebbe essere inferiore alle aspettative. Difatti, i tassi di interesse sono già bassi a un livello record (0,05% per la Bce), ma anche i paesi come l’Italia vittime dello spread hanno recuperato terreno. Per la Francia, che ha tassi intorno al 2%, l’effetto del bazooka potrebbe essere quasi nullo. “Non si puo’ obbligare a bere un cavallo (o un asino) che non ha sete”, si dice. In mancanza di un progetto economico e sociale per il futuro, lo stimolo monetario potrebbe rivelarsi una delusione. Ma l’offensiva monetaria della Bce arriva in un momento in cui ci sono segnali di ripresa. Non solo in Germania, dove la crescita potrebbe arrivare al 2% quest’anno (previsioni al rialzo della Deutsche Bank, rispetto a +1,4% precedentemente). Ma persino in Francia, dove i profitti delle principali società quotate in Borsa (Cac40) sono esplosi: dopo tre anni di riduzione, gli utili sono aumentati di un terzo nel 2014. “Il malato sta un po’ meglio – commenta la società di consulenza PwC – ma non è completamente guarito. L’insieme dell’economia resta atono e nulla lascia prevedere una ripresa significativa”. Il bazooka di Draghi potrebbe essere un buco nell’acqua?