Mercoledì 22 giugno è stata presentata a Roma, presso il Salone del ministro del Mibact al Collegio Romano, l’attesa mostra Leoni e Tori dall’antica Persia ad Aquileia. La rassegna – la cui inaugurazione è fissata per domani – s’inscrive nel progetto Archeologia ferita promosso dalla Fondazione Aquileia, che tra dicembre 2015 e febbraio 2016 ha già portato al museo archeologico della città friulana alcuni capolavori del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi.

Rhyton con terminazione a protome di leone alato, V secolo a.C. (Hamadan, Iran occidentale)

Se in quest’ultimo caso lo scopo era di offrire un approdo di pace a un’istituzione culturale colpita nel marzo 2015 dalla violenza del terrorismo islamico, la seconda tappa del percorso amplia lo sguardo.
Le «ferite» che la Fondazione Aquileia si propone di narrare in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e col sostegno della Camera di Commercio di Udine e della Fondazione Bracco appartengono a un lontano tempo di guerre e saccheggi, che ha ancor oggi un messaggio da consegnarci.

A ben riflettere, infatti, gran parte del patrimonio archeologico del mondo conserva tracce di devastazioni e della volontà di cancellare l’identità del nemico o del diverso da sé. L’esposizione, visitabile fino al 30 settembre al Museo Archeologico di Aquileia diretto da Marta Novello, è dedicata all’arte achemenide e sasanide, con pregevoli manufatti provenienti dai musei archeologici di Tehran e Persepoli.

Aquileia, che fu uno dei più grandi e floridi centri politici, amministrativi e commerciali dell’Impero romano, resistette alle incursioni di Alarico ma l’8 luglio del 452 d.C. dovette cedere alla furia di Attila. Persepoli era invece uno splendente agglomerato urbano quando Alessandro Magno, nel 330 a.C., arrivò davanti alle sue mura. Tre mesi dopo, un incendio – ordinato o causato dallo stesso condottiero macedone – distrusse la più maestosa città che l’uomo avesse costruito: crollarono i muri e le colonne; le lamine d’oro che ricoprivano le statue e il trono si fusero e di Persepoli restarono solo le rovine che tuttora si ergono a cinquanta chilometri dall’attuale città di Shiraz. A quasi ottocento anni di distanza, la memoria di due «metropoli» annientate si ricongiunge idealmente nella mostra Leoni e Tori dall’antica Persia ad Aquileia.

L’iniziativa aspira, inoltre, ad accompagnare il rilancio del dialogo e la ripresa d’interesse nei confronti della Repubblica Islamica dell’Iran, attraente partner culturale e, in potenza, politico ed economico.
A patto che la bellezza possa esprimersi pienamente nella sua forma originaria e pura, nel rispetto dell’arte ma anche dei diritti umani.