Durante l’esibizione di Elton John, super ospite della prima serata di questo Sanremo 2016, la regia di Maurizio Pagnussat si è posata brevemente sugli spettatori delle prime file e, fra corpi poco illuminati e commossi dalla «solita» grande performance del cantante inglese, si intravedeva una sposa baroccamente addobbata di bianco. Una breve apparizione, la sensazione di un colpo di scena alla Baudo, o forse di più, anzi meglio, un calcolato shock di attualità politico-sociale, il tanto temuto e atteso proclamo ma, mentre le dita sul pianoforte accarezzavano le ultime note di Sorry seems to be the hardest word, il timore e tremore di un coup de théâtre sono svaniti negli applausi.

Molto rumore per nulla insomma anche perché, a fine esibizione, Elton risponde alle domandine prudenti di Carlo Conti, accennando alla sorpresa di una paternità in età matura, correggendo subito il tiro con un elogio ai prelati che ha conosciuto in Africa grazie alla sua fondazione di beneficenza. Un appello «pastello» anche nelle parole di Laura Pausini, al termine della sua esibizione, «Se siamo simili, siamo tutti uguali e dobbiamo proteggerci» mentre, stasera, è attesa la presenza dell’artista irlandese Hozier che lo scorso dicembre, con il video della sua Take Me to Church diretto da Brendan Canty (oltre 100 milioni di visualizzazioni), ha criticato la repressione delle persone omosessuali in Russia, canzone diventata molto presto l’inno contro l’omofobia «La questione è delicata e il video traccia la complessità di un tema come questo» ha dichiarato Hozier ieri pomeriggio in conferenza stampa «Non sapevo di questa tendenza dell’arcobaleno sul microfono ma sicuramente lo metterei anch’io. In Irlanda lo scorso anno c’è stato un referendum dove il 70% si è dichiarato favorevole alle unioni civili e ai matrimoni gay, una grande vittoria di umanità».

Così il tema caldo di questi giorni è apparso, con sapiente eleganza e senza parole, con delle coccarde sulle aste dei microfoni di Noemi, Irene Fornaciari, Valerio Scanu, Arisa, Bluvertigo e Enrico Ruggeri, artisti che hanno risposto all’appello di Antonio Andrea Pinna e Luca Finotti, un’idea nata sui social, con l’hashtag #SanremoArcobaleno, lanciata come campagna dal sito Gay.it.

Un’iniziativa che ha raggiunto traguardi strepitosi, soprattutto se si pensa al lancio, e relativa organizzazione, relativamente breve. «Il messaggio è semplice, una dichiarazione pro DDL Cirinnà, un’idea che mi è venuta in mente leggendo tanti post sulla polemica delle unioni civili» ha dichiarato Luca Finotti «Poi, dopo la visione del Super Bowl americano e il loro messaggio arcobaleno con l’iniziativa We Believe in Love, ho deciso di fare qualcosa anche per il mio paese».

«Questa idea delle coccarde ha cominciato a serpeggiare, in senso buono ovviamente, già dai primi giorni» ha dichiarato Enrico Ruggeri «Mi è sembrato un appello gioioso, un segnale sorridente, non troppo autorefenziale e comunque per me necessario. La prima sera solo cinque, di noi, su dieci, hanno mostrato la coccarda ma probabilmente perché gli altri non erano stati informati. Sono stato fortunato nel recepire questa onda che stava salendo mentre per quel che mi riguarda, per la questione della stepchild adoption, ho il coraggio di dire che non ho ancora un’idea precisa anche se in questo paese sembra che tutti abbiano un opinione su qualsiasi tema. Dal punto di vista morale e filo-pedagogico bisogna essere all’altezza per dare dei giudizi e io non so se lo sono. Sulla questione invece dei diritti per le coppie di fatto, non credo che si debba discutere di diritti ma è semplicemente una questione di logica».

Così, per ora, il palco è prudente nell’accogliere «apertamente» la questione di questi giorni ma forse non è necessario, forse è sufficiente quel nastro arcobaleno perfettamente intonato ai fiori della Riviera che punteggiano un palcoscenico che sembra ricordare la prua di un Titanic ma che, dopo la notizia degli ascolti record e sembra un transatlantico più saldo che mai.