Zap (per noi era Zap più che Paolo) s’era sentito molto male un mese fa a Venezia dove, acciaccato e in condizioni più che critiche, era andato per timbrare per l’ennesima volta il suo “personalissimo cartellino” alla mostra del cinema. Il ricovero in ospedale e il successivo trasferimento al Sant’Eugenio di Roma erano solo serviti a dare la misura della gravità della situazione e l’inevitabilità d’un esito ormai segnato.

Quello del rapporto tra Paolo e il cinema era «amore tossico» dei più tenaci e fonte di racconti e battute tra amici. Potevi incontralo per strada o seduto al Piccolo da Giancarlo con un bicchiere in mano e di sicuro t’avrebbe aggiornato sull’ultimo film visto appena un’ora prima e su quello che, giusto il tempo d’una pausa, stava per andare a vedere nella sala più vicina.

Per un periodo aveva trovato in Mario Schifano un complice di cinema e andava in giro a trovare pellicole che poi proiettava a casa del suo amico artista.

Ma Zap, è stato anche un pioniere della Tv libera; nella prima metà degli anni ’70 mise in piedi, insieme a Pasquale Prunas, un’emittente privata che programmava soprattutto film. Allora non esistevano email e quindi c’era un continuo scambio di cassette fra emittenti libere di tutta Italia. E Paolo c’era dentro.

Militante di Potere Operaio sin dagli inizi, viene arrestato la prima volta nel maggio del ’71 nel corso della lotta per il rinnovo del contratto Fiat. Un picchetto alla succursale di Viale Manzoni a Roma viene caricato dalla polizia e lui, assieme a Lucio, a Jaro e Umbertino, finisce a Regina Coeli.

Nell’83 la trama che lo porta a Rebibbia è un pessimo canovaccio tipico degli anni dell’emergenza. Il giudice Imposimato lo vede come capo dei Cocori e di svariate bande armate, ispiratore del Progetto Metropoli, copertura e raccordo tra le sigle più diverse – tra di loro pure incompatibili – della lotta armata. Passerà un anno e mezzo fra carcere e arresti domiciliari e chi ce l’ha avuto in cella ricorda ancora quel suo continuo smanettamento con i fili della corrente della lampadina sopra lo spioncino, per tenere accesa la tv tutta la notte e poter così seguire programmazioni di pellicole tra le più improponibili.

La rivista Metropoli comunque era stata una delle sue imprese vere. Come scrive Alessandra Vanzi​, quella rivista, che avrebbe dovuto raccordare i combattenti «dall’Alpi a le Piramidi», era in realtà «redatta da sole due persone Giorgio Accascina e Paolo Zapelloni che si riunivano sotto il pergolato del baretto di Porta S. Pancrazio dietro al Gianicolo a Roma per timore di essere arrestati o costretti alla latitanza».

Se c’è un rapporto di massimo profitto sovversivo, tra energie impiegate da una parte e timore reazionario indotto nell’avversario, quello scatenato da Zap assieme a Giorgio è da Guinness dei primati.

Via tutti gli altri, erano in due a cucinare numeri rivendicando il diritto di «sorprendersi delle cose piccole e meschine per non dare mai scontate quelle grandi e feroci». Piccola e meschina era infatti la montatura dei giudici e divertenti, a rileggerle oggi, quelle righe che, come un comunicato beffardo, annunciavano ogni volta l’uscita della rivista «con metà della redazione in galera e l’altra metà con la valigia in mano o con la revoca della libertà provvisoria già firmata».

Dalle accuse, loro due, saranno poi assolti. Delle montature, e degli anni di galera dati gratis e senza ravvedimento alcuno, gli scrittori di teoremi non saranno mai imputati guadagnandone anzi encomi, riconoscimenti e posti in parlamento. E ancora non gli basta.

I funerali di Zap si terranno il 16 ottobre, alle 11 e 30, per desiderio della famiglia alla Chiesa Stella Maris, Viale dei Promontori, di Ostia.

Mentre sabato 17 ottobre alle 11 alla Casa del Cinema, all’interno di Villa Borghese, a pochi metri da via Veneto, in Largo Marcello Mastroianni 1, i suoi amici del cinema e della militanza politica si ritroveranno per un ricordo di Zap.

Giorgio Accascina, Giovanna Amato, Marina Canale, Mario Canale, Massimo Casa, Andrea Colombo, Claudio D’Aguanno, Mario Dalmaviva, Giancarlo Davoli, Enzo Ficcadenti, Marianna Ficcadenti, Chicco Funaro, Maurizio Gibertini, Roberto Giuliani, Paolo Lapponi, Andrea Leoni, Annarosa Morri, Angelo Pasquini, Stefania Rossini, Adolfo Sacchetta, Gianni Sbrogiò, Alessandra Vanzi, Pasquale Vilardo, Paolo Virno