Sguardo profondo e una voce che ha pochi riferimenti nel pop italiano, Rachele Bastreghi è soprattutto l’altra anima dei Baustelle che contrasta con i suoi toni garruli le basse tonalità di Francesco Bianconi. L’immaginario vintage della band di Montepulciano – attiva dal 1996 – dove i riferimenti alle sonorità ’60 e ’70 si sprecano, trova un ideale – ma va detto originale rielaborazione – nel debutto di Rachele in veste solista. Marie (in uscita oggi per l’Atlantic/Warner) è un ep composto da quattro brani originali, due cover e la ripresa strumentale di Folle tempesta, inserita a testimonianza della solidità del gruppo di musicisti alle spalle, coordinati dal produttore e arrangiatore Giovanni Ferrario (Morgan, John Parrish, PJ Harvey nel curriculum…), tra cui Sergio Carnevale, Fabio Rondanini, Davide Frontarrè e Daniele Richiedei. «Non avevo consapevolmente l’idea – spiega al telefono la cantante toscana – di provare a realizzare un disco a mio nome. La spinta è venuta dall’esterno, quando sono stata contattata dalla Rai per cantare Mon petit ami du passé nella fiction Questo nostro amore 2. Forse mi ha mosso qualcosa dentro e da quella canzone è venuta l’idea di approfondire il discorso e di scrivere altri pezzi. Quindi ho creato una sorta di concept legato agli anni settanta».

Un sound marcato ma attento a ben equilibrare musica e canto: «Avevo un’idea precisa, tanto che i pezzi erano già definiti prima di entrare in sala. Ma essendo un po’ della scuola di Phil Spector, tendevo ad aggiungere note e strumenti, avevo bisogno che qualcuno asciugasse gli arrangiamenti. Giovanni ha capito tutto al volo, si è appassionato al progetto e ha …eliminato le parti in eccesso». Registrato tra le Officine Meccaniche di Milano e il Perpetuum Mobile di Nave da Marco Tagliola (Capossela, Giovanardi gli stessi Baustelle nel curriculum), contiene anche una traccia firmata a quattro mani con il ’terzo’Baustelle, Claudio Brasini, Senza essere: «Era una canzone che avevamo scritto insieme tempo e tenevo nel cassetto, originariamente era molto più pop ma secondo me poteva funzionare benissimo in Marie. Così ho chiesto a Claudio se non aveva problemi che la utilizzassi io…».

In mezzo alla fuga dalla band anche una «prima volta» da attrice… «Sì, ma è stata un’esperienza nata e chiusa lì. Mi sono fatta coinvolgere per il pezzo ma sono consapevole che per recitare bisogna studiare. Io ho un problema con me stessa, sono molto autocritica: ho chiesto persino al regista di tagliare l’unica battuta che avevo…».
Una timidezza che si è portata per anni sul palco, frenando spesso il talento: «Sì, è vero. Forse negli ultimi tempi ho risolto delle questioni personali, sono più sciolta nel rapporto con altri. E da una che è timida anche nel rapporto con i genitori, è una bella impresa. Certo sul palco mi libero, esprimo un’energia diversa». Molto hanno aiutato le collaborazioni con Afterhours e Luci della centrale elettrica: «Senza dubbio, sono state esperienze bellissime. Mi piace condividere il palco con altri».

A completare il disco – oggi viene lanciato anche il video de Il ritorno girato tra Milano e Torino dal regista Fabio Capalbo (Verdena, Edda) – due omaggi alla scena dei primi ’70: Cominciava così dell’Equipe 84 «piaceva molto a mio padre» e All’inferno insieme a te che Patty Pravo riprese dall’originale francese Detachez -moi les bras e dove trova spazio un cameo di Mauro Pagani al flauto: «Amavo e amo molto Patty Pravo, ma quel brano l’ho scoperto solo di recente». Ora il tour: «Sto cercando altri brani dal passato, sempre a tema ovviamente. E forse alla fine riuscirò a capire se mi piace davvero stare sul palco anche…da sola».