Dopo la Direzione nazionale antimafia, anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione esprime parere favorevole alla legalizzazione della cannabis. Una posizione, quella che Raffaele Cantone ha riportato ai microfoni di Radio Radicale, tanto più significativa perché, come ha spiegato egli stesso, presa in seguito ad un ripensamento profondo. «Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata, o che servisse per evitare una serie di problemi di salute dei ragazzi. Adesso ho un po’ cambiato posizione», ha risposto alla giornalista che lo interpellava sulla proposta di legge sottoscritta da 220 deputati di ogni gruppo parlamentare, su iniziativa del sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova, che tornerà all’esame delle commissioni a settembre.

Parole che, per il ruolo e la visibilità di Cantone, hanno suscitato molte reazioni e polemiche: da un lato le proteste del fronte proibizionista e del ministro con delega alla Famiglia, l’Ncd Enrico Costa (che dice no ai «magistrati che alzano bandiera bianca»), dall’altro però si è levato anche per la prima volta il plauso del sindacato di polizia Siulp, favorevole alla legalizzazione perché oltretutto «alleggerirebbe il lavoro delle forze di polizie e dei tribunali», come ha spiegato il segretario Felice Romano.

«Credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità – ha argomentato Cantone – Inoltre, il controllo delle droghe leggere evita interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all’assuefazione o al vizio. Questi due argomenti mi portano ad essere molto più laico». Il presidente dell’Anticorruzione ha precisato anche che sarebbe «assolutamente contrario alla legalizzazione delle droghe pesanti», che peraltro, sostiene, sono quelle che «rendono più soldi alle mafie».

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Nulla di rivoluzionario: la Dna lo ha detto e ribadito perfino con una lettera ad hoc indirizzata ai deputati, ma la sua posizione è stata quasi insabbiata, al pari della dettagliata relazione al parlamento depositata nel marzo 2015 dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Grande eco invece le parole del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che alle «dichiarazioni di principio», ha opposto: «I dati dicono che su 100 tossicodipendenti, 5 fanno uso di hashish e marijuana e solo il 25% di questi ultimi è maggiorenne, mentre il restante 75% è minorenne», è l’argomento usato chissà perché a favore del proibizionismo.

«Sono molto felice della posizione di Cantone – commenta il sottosegretario radicale Benedetto della Vedova – soprattutto per la sua onestà intellettuale perché ammette di aver cambiato idea. Dovrebbe far riflettere i proibizionisti la cui posizione è identica da 30 anni senza che possano rivendicare alcun successo. Io credo invece che alzi un’intollerabile bandiera bianca – dice rispondendo al ministro Costa – chi fa la faccia feroce ma poi lascia che milioni di italiani ogni giorno compino reati, per un consumo nocivo come alcol e tabacco, ed entrino in contatto con la criminalità». A settembre, assicura, in commissione si ricomincerà con l’iter della legge. Depositati oltre duemila emendamenti: «Se è legittimo l’ostruzionismo, sarà legittimo muoversi in ogni modo per superarlo», assicura. «Non ci faremo spaventare, anche se la battaglia sarà dura, la partita è apertissima: vogliamo arrivare fino in fondo, fino al dibattito in Aula e al voto pubblico».

A sostegno dell’azione dell’intergruppo si muovono l’Associazione Luca Coscioni e i Radicali Italiani che hanno già raccolto circa 26 mila firme sulle 50.000 necessarie per una proposta di legge di iniziativa popolare che prevede tra l’altro, come spiegano Filomena Gallo e Marco Perduca, «la depenalizzazione totale dell’uso personale di tutte le sostanze proibite, nonché la liberazione dei detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili».

Intanto la vicina Zurigo si prepara a mettere in vendita, da oggi, legalmente la cannabis. Chiunque abbia più di 18 anni può comprare un sacchetto di 10 grammi di marijuana coltivata in loco al costo di 24 franchi svizzeri (circa 22 euro). Unica condizione è che il Thc contenuto sia inferiore all’1% ogni grammo. E dagli Stati uniti arriva la notizia che la Food and drugs administration ha sdoganato per l’uso farmacologico la ketamina, un sedativo per cavalli usato come allucinogeno soprattutto nei rave e nelle discoteche, indicandolo come «terapia innovativa per la depressione maggiore». Un segno inequivocabile della morte del proibizionismo, nato negli Usa.