Una strage dietro l’altra: le ultime settimane hanno visto un aumento drammatico dei massacri di civili in Yemen a causa dei raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.

L’ultimo ieri: jet sauditi hanno centrato una scuola a Saada, nella zona nord del paese, roccaforte del movimento ribelle Houthi. Sono morti – riporta Medici Senza Frontiere – almeno dieci bambini, 28 quelli rimasti feriti, tutti tra gli 8 e i 15 anni.

Vittime civili anche a Razih, vicino Saada: un’intera famiglia è stata cancellata da una bomba che ha colpito la loro casa, sei morti.

Con un simile scenario e il bilancio delle vittime che continua a salire (sarebbero almeno 10mila, dal marzo 2015) il governo yemenita alleato di Riyadh trova il tempo per criticare le Nazioni Unite che nei giorni scorsi avevano condannato le brutali e costanti violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. In un comunicato il governo accusa il coordinatore Onu in Yemen, Jamie McGoldrick, di aver redatto un rapporto «ingiusto e inaccurato».

Nelle stesse ore si riuniva nella capitale Sana’a, per la prima volta, il “parlamento” unilateralmente nominato dagli Houthi e dal partito dell’ex presidente Saleh. Un consiglio politico che i ribelli hanno creato in risposta al fallimento del negoziato sponsorizzato dall’Onu.