Per molti anni Donizetti e Bergamo hanno vissuto, salvo sporadiche iniziative, quasi da separati in casa. Il nuovo corso del Festival Donizetti sembra aver cambiato le cose: la stagione in corso, in cui il direttore artistico Francesco Micheli ha messo a frutto la vitalissima esperienza maturata allo Sferisterio di Macerata, sembra aver coinvolto la città in modo efficace. Com’è giusto per un vero festival, la stagione si incardina su alcune proposte rare, di cui il catalogo di Donizetti abbonda, benché non tutte vantino il livello dei suoi capolavori. C’era attesa per la riproposizione di Rosmonda d’Inghilterra, anticipata nell’ascolto nelle recite concertanti all’Opera di Firenze, città dove l’opera nacque nel 1834.

Basato su un libretto di Felice Romani scritto per il compositore Carlo Coccia l’opera sviluppa il proprio nucleo drammatico intorno alla rivalità fra due figure femminili, Rosmonda e Leonora, come accadrà di lì a poco in Maria Stuarda: la prima interprete della regina Leonora fu infatti la stessa Anna Del Sere per cui Donizetti pensò la parte di Elisabetta nella Stuarda. Rosmonda non arriva però a essere regina, è una giovane dal carattere ingenuo, senza alcuna chiave per opporsi ai giochi di potere, amore e vanità che le si muovono intorno. Non sa davvero contrastare l’amante, Enrico II d’Inghilterra, né il severo padre Clifford, né tantomeno la regina Leonora, che finirà per ucciderla in un cruentissimo finale, che l’autografo proposto a Bergamo chiude con un’inattesa soluzione formale «sospesa».

A tratti sembra dunque che la vera protagonista sia proprio Leonora ( Eleonora d’Aquitania), che si intestava infatti il titolo in una delle pochissime riproposizioni dell’opera, a Napoli. L’agile spettacolo di Paola Rota è giocato sulle due pareti mobili che aprono e chiudono insieme agli spazi scenici le prospettive di felicità di Rosmonda. Ben calibrate le luci dello scenografo Nicolas Bovey e belli i costumi dei protagonisti ( non quelli del coro) concepiti da Massimo Cantini Parrini. Sebastiano Rolli, sul podio, ha talvolta faticato a trovare la quadratura fra orchestra e palcoscenico.

La Rosmonda di Jessica Pratt non ha mancato gli appuntamenti belcantistici, nonostante qualche timidezza, mentre Eva Mei ha conferito un notevole spessore alla figura di Leonora. Enrico era Dario Schmunck mentre in risalto erano Nicola Ulivieri, autorevole Clifford e il paggio di Raffalella Lupinacci. Il pubblico del 25 sera è apparso soddisfatto ma è difficile prevedere un ingresso in repertorio per Rosmonda, che però fungeva da ottimo contraltare a Olivo e Pasquale, l’altro centrato recupero del festival.