È la vita di Renato Caccioppoli, quella raccontata con grande coinvolgimento da Roberto Gramiccia, in Vita di un matematico napoletano. Renato Caccioppoli, la regola e il disordine (Editori Riuniti Internazionale, pp. 208, euro 16,50). Un libro che viene finalmente ripubblicato in una nuova versione e il cui titolo ricorda il celebre film di Mario Martone e Fabrizia Ramondino, Morte di un matematico napoletano, con un superbo Carlo Cecchi interprete degli ultimi giorni di vita di Renato Caccioppoli. Gramiccia, medico, scrittore e critico d’arte, preferisce invece restituirci l’intera biografia, politica, letteraria, poetica e matematica di Renato Caccioppoli, a centodieci anni dalla nascita e a cinquantacinque dal suicidio. Sono pagine che si leggono tutte d’un fiato, con il merito di tornare a raccontare le vicende di questo solitario matematico attraverso il Novecento napoletano ed italiano, nella sua piega che dall’opposizione al fascismo, giunge a una militanza comunista, in un rapporto di amore/odio con la dirigenza del Pci napoletano. Come del resto ha sapientemente raccontato anche Ermanno Rea, con il suo Mistero napoletano (Einaudi), dove Caccioppoli è uno dei protagonisti.

«Il nipote di Bakunin», così veniva chiamato Renato, poiché il grande pensatore e rivoluzionario anarchico Michail Bakunin era suo nonno materno. E una sorta di influenza trasmessa per via ereditaria rimarrà indelebile nel giovane e poi nel maturo Caccioppoli, con quella radicale propensione all’indipendenza di pensiero e giudizio: nella ricerca e nell’insegnamento della matematica, come nella vita quotidiana. Così il libro di Gramiccia si articola in tre parti: la vita; oltre la matematica; le affinità elettive; lasciando anche spazio a due appendici sull’opera matematica di Caccioppoli, redatte da Ennio De Giorgi e Carlo Sbordone.

Dalle pagine di questa biografia romanzata risalta la figura geniale e tormentata di Caccioppoli, grande intellettuale e appassionato militante politico antifascista nei tempi prima bui, poi esplosivi, quindi deludenti, che dagli anni Venti del regime passano per la partecipazione alla Resistenza e arrivano alla prima disillusione repubblicana nei confronti dello «Stato dei partiti» e dello stesso partito comunista. Ma Renato Caccioppoli è soprattutto il flâneur solitario, in giro per la tanto amata Napoli, tra librerie, caffè, trattorie, taralli, birre ghiacciate e bicchieri di vino, fino all’alba. Gambe e profilo sottile, il ciuffo di capelli ribelle sulla fronte, un vecchio impermeabile inglese sempre indosso, al collo una sciarpa, a volte senza camicia, in tasca una copia de l’Unità o L’Espresso. Eppoi dai bar appena aperti, magari per l’ultimo cicchetto, andava all’università: un po’ sgualcito e stonato, sicuramente sempre visionario, «’O genio», come veniva chiamato da allievi e colleghi, per l’abilità matematica e la potenza delle sue lezioni, spesso tenute in napoletano, da lui intesa come vera lingua della matematica. Sotto gli occhi affettuosi di Savino Coronato, il prete assistente.

È l’irregolare, l’eretico, il formidabile casinista matto Renato Caccioppoli, quello che frequenta circoli e sezioni del Pci, da comunista senza tessera di partito, commentando film, declamando poesie, suonando il piano nelle affollate nottate di Palazzo Cellamare. Preferendo le note di Debussy al tradizionale comizio e quelle della Marsigliese per sfidare gli ufficiali fascisti, quindi accompagnandosi con i sottoproletari che incrociava ogni giorno, insieme con gli ultimi frequentatori della vita notturna napoletana. Soprattutto è il racconto di una furiosa e sferzante intelligenza, irriducibile a qualsiasi gabbia concettuale, da spavaldo e ironico combattente contro ogni dogmatismo e ortodossia.

E bene fa Gramiccia a tessere una rete di affinità elettive, intorno alla figura di Caccioppoli: gli eroici furori di Giordano Bruno; la visionaria poesia e vita di Rimbaud; l’anarchismo metodologico di Feyerabend. Quindi la splendente Francesca Spada, figura centrale della Napoli comunista dopo la Liberazione, compagna di Renzo Lapiccirella, giovane e fraterno amico di Caccioppoli. Con lei Renato condivide la passione per il piano, che suoneranno spesso insieme. Francesca e Renato: li lega una scalmanata voglia di fare a pezzi il mondo, con la certezza che andrà a finire male, per loro. E così sarà: ambedue suicidi a due anni di distanza l’uno dall’altra, dispersi nella solitudine. Ma il libro di Gramiccia è un antidoto alla rassegnazione e un messaggio alle giovani generazioni: coltivare la propria indipendenza per tornare a lottare insieme contro tutte le ipocrisie e le ingiustizie, riscoprendo Renato Caccioppoli e la sua indomabile sete di libertà.