Gli Usa sono un modello per l’Europa, ha detto il premier Matteo Renzi, in visita ufficiale a Washington. Anche per i droni? Renzi ha chiesto a Obama di usare quelli di marca Usa per combattere l’Isis in Libia, e anche contro gli scafisti, che finanziano il Califfato con il traffico di esseri umani. Droni lanciati su obiettivi mirati e circoscritti, e pazienza se poi il rimedio è peggiore del male, visto i disastri che hanno causato alla popolazione civile. E pazienza se i «danni collaterali» verrebbero moltiplicati e i cimiteri marini ulteriormente riempiti da migranti, magari usati come scudi.

I droni Usa che, a differenza di quelli italiani – adatti solo alla ricognizione -, possiedono l’armamento necessario, devono essere sembrati al premier una soluzione tanto «circoscritta», quanto definitiva: in ogni caso meno costosa dell’impiego di truppe di terra sul terreno libico, con il rischio di coalizzare intorno all’Isis tutte le fazioni contro l’aggressore esterno. In cambio dei droni, il premier si è reso disponibile a prolungare la permanenza, in Afghanistan e nella provincia di Herat, di 700 militari italiani, il cui ritiro è invece previsto per settembre.

«La leadership statunitense è un punto di riferimento», ha affermato Renzi nel corso della conferenza stampa che ha tenuto a Washington con Obama. E, a proposito dei naufragi dei migranti nel Mediterraneo ha affermato che il problema non può essere risolto finché la Libia non ritrova la stabilità. Il Mediterraneo «è un mare, non un cimitero», ha detto il premier. Per riportarlo alla sua condizione naturale, mancano solo i droni Usa…

Il premier ha detto che, nell’incontro con Obama, non è stata affrontata la questione dei droni in Libia, ma che si è discusso di problemi economici e di sicurezza, si sono toccati i temi dell’Ucraina e quelli dello stato islamico.

Il presidente Usa ha invece sostenuto che gran parte dell’incontro è trascorso nell’affrontare la comune preoccupazione sulla Libia: «Dato il ruolo preminente dell’Italia nel Mediterraneo – ha detto Obama – il primo ministro e io abbiamo deciso di lavorare insieme ancora più intensamente per far fronte alle minacce provenienti dalla Libia, dove aumenta la presenza dell’Isis. Stiamo esaminando il coordinamento aggiuntivo con altri partner per riuscire a stabilizzare una situazione di pericolo mortale».

La Libia – ha detto Obama – è una zona a rischio, un paese diviso tra fazioni tribali, non c’è un governo centrale, dobbiamo evitare che il territorio libico venga utilizzato come zona franca per lanciare attacchi terroristici». E tuttavia – ha aggiunto – «la crisi libica non si risolve con droni e attacchi militari».

Il presidente Usa ha poi lodato l’«impegno di Renzi nell’alleanza» e si è detto «impressionato dall’energia per le riforme che ha messo in campo per far emergere il potenziale del popolo italiano». Musica per le orecchie del premier che guarda «allo sviluppo economico degli Stati uniti» come un modello e un faro e da Obama cerca legittimazione politica e sostegno: «Siamo sulla stessa lunghezza d’onda – ha detto Renzi – vedremo nelle prossime settimane se godremo i frutti di questo impegno».

Per Renzi, il 2015 sarà anche un anno «di svolta per il Ttip», l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa contro cui si mobilitano i movimenti sociali contro il neoliberismo: «E’ un grande obiettivo – ha detto il premier – come governo stiamo spingendo con grande determinazione». Le riforme? Una strada aperta «agli investitori Usa che ora trovano in Italia un mercato del lavoro più flessibile».