Renzi è sbarcato a Tehran. Finalmente l’asse Roma-Tehran che un tempo era il perno della politica estera italiana torna ad essere centrale. Renzi è il primo premier europeo in visita in Iran: una visita di grande importanza strategica, come lo è stata quella dell’allora premier Romano Prodi nel 1997 che incontrò l’ex presidente Mohammad Khatami, l’ideologo del dialogo tra civiltà. «È un errore confondere Islam e terrorismo», ha assicurato Renzi.

«L’Italia è un amico prezioso dell’Iran», ha ribadito Rohani ricordando il ruolo che si è ritagliata in extremis, Federica Mogherini, Lady Pesc, nei colloqui sul nucleare. Il premier italiano si è presentato con una nutrita delegazione, composta dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, e dal viceministro dello Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto.

Alla delegazione italiana hanno preso parte anche l’amministratore delegato Eni, Claudio De Scalzi, e gli amministratori delegati di Saipem, Mediobanca, Fs, Sace e Danieli. I governi Berlusconi hanno isolato Roma per anni impedendo alla diplomazia italiana di partecipare ai colloqui sul nucleare che hanno visto i membri del Consiglio di sicurezza Onu insieme alla Germania tentare di riavvicinare l’Iran al resto del mondo. Ora che l’accordo di Vienna è una realtà in seguito all’intesa del 14 luglio 2015 resta ancora tanto da fare per cancellare le sanzioni internazionali contro Tehran.