«È finita la stagione in cui nascondersi: i diritti (e i doveri) sono tali solo se sono per tutti. E’ un passo avanti, ora si voti»: così Renzi, nella sua newsletter settimanale, conferma la scelta di andare avanti senza esitazioni sul fronte delle unioni civili. Nello stesso testo il premier lancia però anche un appiglio alle opposizioni: quella propriamente detta e quella interna al suo partito. Se infatti la necessità di pareggiare i diritti superando le discriminazioni è il primo dei «due punti chiave ampiamente condivisi nel Paese», il secondo è che «la stragrande maggioranza degli italiani condanna con forza pratiche come l’utero in affitto». E proprio contro quelle «pratiche» Matteo Renzi promette di «rilanciare questa sfida culturale». Allo stesso tempo, con perfetta sincronia, la presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, Anna Finocchiaro annunciava la presentazione di una mozione «per la messa al bando a livello internazionale dell’utero in affitto».

Certo «resta aperta» la contesa sulla stepchild adoption, che comunque per Renzi «non è il punto principale di questa legge». Ma l’offerta di un fronte comune contro l’«utero in affit»to» mantiene comunque una certa forza d’attrazione, specialmente nei confronti dei parlamentari più indecisi. Il forzista Giro, per esempio, ha accolto con immensa e conclamata soddisfazione le parole del premier, che non devono essere dispiaciute troppo neppure alla vicepresidente del gruppo azzurro Annamaria Bernini, la sola forzista che, pur con un intervento critico nei confronti della legge e dei suoi limiti, ha annunciato il suo voto a favore.

La battaglia si giocherà proprio sul numero dei dissidenti in entrambi gli schieramenti. Il dibattito di ieri in aula, con l’intervento molto esplicito del senatore D’Anna, ha evidenziato la presenza anche nel gruppo verdiniano di una pattuglia decisa a votare contro sui due punti chiave: la stepchild adoption e il comma 4 dell’art. 3, che secondo i più critici sarebbe in una certa misura equivalente all’articolo 5, quello appunto che riguarda esplicitamente le adozioni. La battaglia sarà quella, perché sull’approvazione del testo finale, con o senza adozioni, non sussiste dubbio. L’ordine di scuderia del Movimento 5 Stelle è votare comunque, mentre la scelta di Sel resta in sospeso. Ieri i senatori del gruppo misto favorevoli alla legge, il raggruppamento di Sinistra italiana ma anche Maria Mussini, hanno presentato gli emendamenti di Sel al ddl, incluso il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La presidente De Petris ha affermato che, ove la legge venisse stravolta, Sel consulterebbe le associazioni per poi decidere autonomamente sul da farsi. Sinora le associazioni hanno sempre detto che un testo dimezzato non andrebbe votato ma è possibile, e forse probabile, che all’ultimo momento optino invece per approvare quello che resterebbe comunque un sostanzioso passo avanti.

Ma questa è storia di domani, quando l’aula inizierà a votare. Al momento l’incognita è ancora tutta sullo scontro procedurale. La Lega, come promesso, ha ritirato 4.000 emendamenti su 4.500, lasciando però in campo quelli «procedurali», tra cui quello di Calderoli che obbligherebbe a non passare neppure alle votazioni
Finché restano in campo quegli emendamenti, il Pd non ritirerà il super-canguro veicolato dall’emendamento Marcucci. «Non lo ritiro finché il Carroccio non ritira i suoi», è andato giù senza mezzi termini lo stesso senatore dem. Dal canto suo la Lega ha però individuato alcuni altri emendamenti, tra quelli del Pd, che svolgerebbero funzioni affini a quelle del cangurone Marcucci, sia pure in forma ridotta: permetterebbero cioè di saltare a piedi pari interi mucchi di emendamenti del fronte contrario alla legge.

Non è il solo motivo del contendere: per il Pd, come per tutti i gruppi favorevoli al ddl Cirinnà, i voti segreti non possono essere più di una ventina. Il Carroccio parte invece da un minimo di almeno 50.
Ieri le trattative sono andate avanti fino a sera inutilmente. Alla fine il tavolo Pd-Lega è stato riconvocato per stamattina, alla ricerca di un’intesa in extremis. Senza la quale la partita si giocherà a colpi di canguroni e cangurini, e su un tema simile non sarebbe certo auspicabile.