La tempesta del petrolio e degli emendamenti regalati a petrolieri e fidanzati non si placa. L’Anm risponde con parole molto severe all’attacco di Matteo Renzi, che si trova così nella posizione per lui più scomoda, la stessa già occupata da Craxi e Berlusconi. Ma per tirarsi fuori dai guai e recuperare lo smalto perduto lui ha un’arma segreta: i soliti 80 euro, stavolta promessi a tutte le pensioni minime. Che sarà mai uno scandaletto petrolifero a fronte dell’emolumento, limitato ma pur sempre utile? C’è anche il referendum sulle trivelle che incombe? «Spero che fallisca».

Però la controffensiva del governo non si limita a questo. Bisogna anche evitare di apparire sfuggenti o impauriti: se ne occupa Maria Elena Boschi. Il salotto tv più amico per chiunque stia al governo è da sempre quello di Vespa: ovvio che Boschi lo scelga come palcoscenico per la sua pubblica autodifesa.

La strategia comunicativa del gruppo toscano al governo è rodata e a modo suo efficace: mai sfuggire allo sguardo del pubblico nei momenti difficili ma, al contrario, ostentare la massima spavalderia: «Noi non insabbiamo, come facevano altri».

Al conduttore più di corte che ci sia, «Mariaele» offre la stessa versione dei fatti che aveva esposto lunedì ai magistrati di Potenza. «L’emendamento serviva a sbloccare l’investimento, in nome dell’interesse generale». «Mai ricevuto pressioni da parte di Total». «Mai conosciuto Giancarlo Gemelli». «Pressioni particolari da parte di Federica Guidi per quell’emendamento? Non ne ricordo». «Blitz notturno per far passare l’emendamento? Ma se è stato votato e discusso dal Parlamento!». E l’interrogatorio di lunedì? «Quando i pm hanno detto che volevano sentirmi li ho chiamati io, e sono sempre a disposizione». Di sfuggita ci scappa anche un accenno a Banca Etruria: «Do per scontato che la posizione processuale di mio padre avrà un’evoluzione. Ma questo non riguarda la mia attività». Traduzione: mio padre sarà rinviato a giudizio, ma con me che c’azzecca?

E’ una tipica versione addomesticata della realtà. L’interesse è «generale», mica dei petrolieri. La Guidi informava il moroso sull’imminente colpaccio, ma non era mica tanto interessata. L’emendamento, considerato inammissibile dal presidente della commissione Ambiente della Camera, era stato infilato di notte al Senato. Ma dal momento che i soldatini del Pd si sono uniformati, dove sarebbe il problema?

Mentre Boschi mette il governo al riparo dal sospetto di reticenza, Renzi va all’attacco sugli altri fronti, con l’obiettivo palese di rubare la scena all’episodio per lui più preoccupante della giornata. La replica dell’Associazione nazionale magistrati all’accusa rivolta dal premier alla procura di Potenza, quella di «non arrivare mai a sentenza», è durissima. «Dichiarazioni inopportune nei tempi e inconsistenti nei fatti», dice il presidente della sezione Basilicata Salvatore Colella. «Le sue insinuazioni – rincara poi – sono quantomeno viziate da un interesse di parte».

Uno scontro con i togati è quanto di meno gradito dal premier. Dunque, su Facebook, prova a smussare, «Volevo solo incoraggiarli a fare presto: se lo augura anche mio padre indagato». Ripete che le critiche a Tempa Rossa sono solo un aspetto della «politica anti-industriale che hanno alcuni». Mentre «io sono per non sprecare le risorse che abbiano quindi spero che fallisca» il referendum del 17 aprile. Ma soprattutto gioca di nuovo la carta degli 80 euro: «E’ allo studio l’ipotesi di darli in prospettiva anche a chi prende la pensione minima». E’ certamente un tentativo di comprare consenso in moneta sonante. Ma è anche un modo per cambiare discorso e stornare l’attenzione, con la calcolata fragorosità dell’annuncio.

Non bisogna farsi ingannare dalla spavalderia e dalla sicurezza ostentata dalla coppia di testa del governo. Tanto Renzi (che ha rinviato la sua visita a Potenza «per evitare polemiche») quanto la Boschi sanno perfettamente che i prossimi giorni saranno difficili. Al Senato la mozione di sfiducia dell’M5S e quella congiunta dell’intero centrodestra sono pronte e si deciderà probabilmente oggi quando discuterle. Non passeranno, ma la vicenda rischia di avere ricadute pesanti sulla popolarità del governo e mette a rischio anche il referendum sulle trivellazioni.

Ma la controffensiva ruvida impostata da Renzi qualche risultato lo ha già portato. Massimo D’Alema, ospite a Otto e mezzo, non fa sconti: «Renzi è un uomo che divide e lacera, più interessato a combattere il suo mondo che i suoi avversari». In compenso Gianni Cuperlo, che era stato tra i più drastici nella direzione di lunedì e che proprio per questo è stato citato direttamente da Boschi («Da lui non me lo aspettavo»), dà per buona la spiegazione «molto convincente» della ministra e ingrana una vertiginosa retromarcia: «Renzi è il mio segretario: se dà 80 euro alle pensioni minime lo applaudo e sui processi rapidi ha ragione. Però dovrebbe governare il partito con maggiore collegialità». Davvero ruggente…